La scelta del legale di rivolgersi direttamente alla Procura ha fatto sì che su questa possibile fonte di prova non penda il sospetto della mancata genuinità: al fascicolo, in altre parole, è stato acquisito lo smartphone così come lo avrebbe lasciato Noemi prima di passare al nuovo modello.
Cosa aggiunge all’inchiesta che vede L.M. recluso in un istituto penitenziario per minori, dove è seguito da uno staff di psicologi ed educatori, rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà, nonché di occultamento di cadavere e di porto e detenzione in luogo pubblico del coltello che avrebbe colpito la ragazza alla gola? Se e quali elementi ed indizi utili all’inchiesta potrà fornire quello smartphone, la sua memoria interna se dovesse avere conservato foto, video, messaggi e localizzazioni, lo dovrà stabilire in seguito una perizia informatica.
Ancora una settimana ed il 18 ottobre il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni, Ada Colluto, affiderà a due psichiatri l’incarico di stabilire le capacità di intendere e di volere di L.M. nelle circostanze in cui uccise Noemi. Ed anche la sua capacità di stare in giudizio. Leggi l'articolo completo su
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