Domande, tante domande, a cui la procura dovrà dare una risposta, dopo l’esposto presentato mercoledì dal papà del ragazzo, volato in cielo a soli 27 anni il 9 marzo all’ospedale di Jesi, dov’era ricoverato a seguito del malore accusato due giorni prima. Si trovava a casa della compagna, in quel maledetto pomeriggio. Con la coppia c’era la madre di lei. Nicolò veniva da un’influenza, classici mali di stagione. La febbre era passata, ma erano rimasti i sintomi collaterali: raucedine, placche, tonsille gonfie. Nulla che gli impedisse, però, di andare al lavoro, nel supermercato Oasi alla Baraccola dov’era stato assunto da qualche mese. Per quel forte mal di gola aveva deciso di consultare il parere del medico di famiglia, un noto professionista falconarese. Che però non lo avrebbe mai visitato: gli avrebbe prescritto per telefono una cura a base di antibiotici, ma questo è uno degli aspetti su cui la procura indagherà. Nella ricetta suggeriva l’assunzione per via endovenosa di un farmaco specifico per le infezioni batteriche gravi, resistenti ai più comuni antibiotici, a base di ceftriaxone. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it