Maria Chiara, il ragazzo accusato di omicidio volontario: «Ci siamo iniettati la stessa dose, ma io sto bene»

Maria Chiara, il ragazzo accusato di omicidio volontario: «Ci siamo iniettati la stessa dose, ma io sto bene»

«Voglio sapere anch’io come è morta. Anch’io ho preso quella stessa roba e non mi è successo niente». Sono queste le parole di Stefano, il fidanzato di Maria Chiara Previtali che in un'intervista a La Repubblica ha detto la sua versione dei fatti, ammettendo di fare uso di eroina ma anche di non avere idea cosa possa essere successo alla sua ragazza visto che hanno fatto uso delle stesse sostanze. 

 

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Il fidanzato ha spiegato di aver accompagnato lui stesso la 18enne a comprare la droga, che doveva essere un regalo per il compleanno. Il giovane ha ammesso di farne uso da tempo: «Lei aveva voglia di provare, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata. Se non lo faceva con me l’avrebbe fatto con qualcun altro», ha chiarito. La dose di eroina è costata 20 euro, divisi a metà, così come si sono fatti a metà quella dose: « una più piccola e una più grande», specifica. Poi da Roma sono tornati ad Amelia, hanno passato tempo con gli amici, hanno bevuto una birra e sono andati a dormire a casa insieme.

 

«La notte aveva il respiro pesante, russava, ma era normale. Solo la mattina verso le 9 quando l’ho chiamata per andare al bar visto che a casa non c’era caffè ho visto che era bianca, l’ho trascinata in bagno e ho provato a rianimarla. Io non lo so se era viva, io non l’ho mai visto un morto. E poi ho chiamato il 118...», ha concluso. La posizione del giovane però si  aggravata, da omissione di soccorso, ora le accuse sono quelle di omicidio preterintenzionale.

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