Manovra, stangata sulle pensioni: «Fino a 2.700 euro in meno all'anno». Ecco per chi

Il nuovo meccanismo prevederebbe la piena rivalutazione per le pensioni di importo solo fino a 4 volte il minimo

Manovra, stangata sulle pensioni: «Fino a 2.700 euro in meno all'anno»

Con la nuova legge di Bilancio si profila una stangata sui pensionati, o almeno per coloro che non hanno un assegno basso: il sindacato Uil, in una simulazione sulla nuova perequazione decisa dal Governo per la manovra, ha calcolato che le pensioni da 2.600 euro lordi al mese vedranno un 'taglio' di 450 euro l'anno, che diventerebbero circa 2.700 per chi ha pensioni da 5.600 euro lordi mensili.

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Manovra, stangata sulle pensioni

Con il taglio della rivalutazione per le pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo dal 90% all'80% si perdono quindi - con un'inflazione fissata al 7,3% - circa 34 euro al mese ma la cifra sale a 207 euro al mese e a 2.699 euro l'anno per gli assegni superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro) e sale ulteriormente alla crescita dell'assegno. In questo caso infatti la perequazione è passata dal 75% al 35%.

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«È un fatto molto grave - affermano il numero uno della Uil Pierpaolo Bombardieri e il leader della Uilp, Carmelo Barbagallo - perché non dà certezza dei diritti ai pensionati italiani e costituisce un intervento che va in direzione opposta alla necessità di aumentare il reddito dei pensionati, anche al fine di sostenere i consumi ed evitare che l'Italia vada, nel 2023, in recessione economica. La Uil e la Uilp si batteranno anche attraverso forme di mobilitazione affinché questa profonda ingiustizia sia eliminata nel corso dell'iter parlamentare di approvazione della legge».

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Per la simulazione la Uil ha utilizzato il nuovo meccanismo di rivalutazione con i tagli che, sottolinea il sindacato, «in base alle bozze di testo circolanti, opererebbe il taglio della rivalutazione sull'intero importo della pensione, sostituendo il sistema a scaglioni di importo con quello per importi complessivi dei trattamenti. Si tratta - spegano il segtretario confederale Domenico Proietti e il numero uno della Uilp, Carmelo Barbagallo - di un sistema più penalizzante e meno equo, perché comporta una riduzione dell'intero importo della pensione e perché introduce forti penalizzazioni per chi ha importi di poco superiori alle varie soglie».

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Pensioni, il calcolo Uil sulla stangata

Il nuovo meccanismo prevederebbe la piena rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo; l'80% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 4 e 5 il minimo (invece del 90% attuale); il 55% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 5 e 6 volte il minimo (invece del 75% previsto a partire dagli assegni pari a cinque volte il minimo) ; il 50% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 6 e 8 volte il minimo; il 40% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 8 e 10 volte il minimo; il 35% per le pensioni complessivamente superiori a 10 volte il minimo.

Il trattamento minimo Inps è oggi pari a 525,38 euro mensili lordi. Una pensione di 3.100 lorde (tra le 5 e le 6 volte il minimo) secondo la Uil perderebbe invece 1.161,75 euro l'anno. Danno che da gennaio 2023 «produrrà effetti sulla pensione per il resto della vita del pensionato. Infatti, ogni mancato aumento non ha effetti solo sull'anno di applicazione ma perdura per sempre sulla pensione diminuendone così in modo permanente il valore». Per una pensione da 3.600 lordi si avrebbe avuto con una rivalutazione del 75% dell'inflazione un assegno da 3.841 euro che sarà invece con il taglio pari a 3.731 euro con un calo di circa 110 euro al mese e di quasi 1.430 euro l'anno.

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