Una folla di studenti ha accolto il presidente della Figc Gabriele Gravina e il Ct della Nazionale Roberto Mancini all'Università La Sapienza di Roma, sede dell'evento 'L'(In)sostenibile leggerezza del calcio', iniziativa dedicata al mondo del calcio e alla sua sostenibilità economico-finanziaria e di ordine sociale.
Nel corso dell'evento, che si è tenuto nell'Aula 1-Tarantelli della Facoltà di Economia (e organizzato da Ernesto Vetrano), si è analizzato come l'evoluzione dei contesti normativi, la crescente globalizzazione e digitalizzazione dell'industria del calcio stiano modificando radicalmente il modello di business dei club sportivi, le loro fonti di ricavo, gli equilibri economico-finanziari, l'atteggiamento del consumatore-tifoso e l'appealing per gli investitori internazionali.
«Ritengo che il concetto di crescita debba essere accompagnato da un fenomeno naturale del nostro mondo: vanno messi sotto controllo i costi altrimenti non si va da nessuna parte - ha spiegato Gravina -. La nostra dimensione economica è una dimensione che molti leggono attraverso una serie di parametri che sono legittimi nel campo dell'economia, come bilanci, ricavi, costi o perdite.
Il presidente della Federcalcio ha poi precisato come il calcio impatti sul Pil del paese per lo 0.58%: «E tutto ciò genera interessi, ma quando cresce la dimensione economica, bisogna far crescere anche quella sociale -. Ad esempio stiamo consegnando in Ucraina 24mila capi d'abbigliamento della Nazionale per un valore di 400mila euro. Per questo il calcio deve essere il luogo del confronto e del rispetto, tenendo fuori tutto ciò che è lontano da questo».
Le parole del ct Roberto Mancini
Mancini, invece, dopo le prime due partite di qualificazione a Euro 2024 che hanno visto protagonista la Nazionale, ha fatto il punto della situazione sul momento della squadra e del calcio italiano. «Quello della mancanza di talento è un problema che in Italia esiste già da anni, ora è solo più grande - le parole del Ct -. Quando giocavo io erano pochi gli stranieri, ora è il contrario. Abbiamo difficoltà nel trovare talenti. Il problema maggiore, poi, è la possibilità che i giovani hanno di esprimersi. Se uno è giovane ma ha qualità deve avere la possibilità di giocare, di fare i suoi errori e poi avere altre chance. Nel mio lavoro cerco di fare questo perché in Italia ci sono tanti giovani e se gli danno modo di esprimersi ci daranno grande soddisfazioni. Nei miei giocatori prima di tutto cerco la qualità tecnica e poi anche il modo di comportarsi con i compagni. Prendo ad esempio le convocazioni per l'Europeo vinto, c'erano tanti bravi giocatori che sono rimasti fuori e meritavano di esserci, ma in quel caso facemmo delle scelte anche in base alle caratteristiche comportamentali che ci hanno portato a vincere un campionato d'Europa quasi impossibile».
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