Di loro, nessuna traccia. Solo il ricordo impresso nella memoria della vittima che li ha guardati negli occhi prima di essere tramortito da una raffica di colpi. È ancora sotto choc Antonio (nome di fantasia per tutelare la privacy), 40 anni, napoletano trapiantato prima ad Ancona e, da qualche mese, a Jesi. Come ogni sera, giovedì tornava a casa dal lavoro, fa l’operaio in una ditta della Baraccola. Era appena sceso dal treno, erano circa le 22,30. Passeggiava lungo via Trieste, che dalla stazione di Jesi conduce alle mura. Stava parlando al cellulare e con l’altra mano reggeva una valigetta. A un certo punto si è imbattuto in quei due brutti ceffi. L’incontro peggiore che potesse fare. «Mi hanno chiesto una sigaretta, ma in quel momento non stavo fumando e ho risposto di no perché davvero le avevo finite», racconta davanti a un caffè. Nei suoi occhi si legge la paura, che però non annebbia i ricordi. «Guardi che mi hanno fatto». Leggi l'articolo completo su
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