Eccola la pista battuta dalla Procura di Napoli, al centro delle indagini che tengono da oggi saldamente collegate le Procure di Nola e di Torre Annunziata, in uno scenario investigativo che ha macinato passaggi investigativi decisivi. A lavoro gli uomini della forestale del comandante Sergio Costa, ci sono piste e moventi ben definiti in una informativa trasmessa in queste ore all’autorità giudiziaria. Conoscono le sigle e le strategie di lotta, gli inquirenti non navigano a vista. Ma partiamo dai fatti, prima di approfondire le piste seguite in queste ore. A distanza di quindici giorni dalle prime fiamme, sono stati rinvenuti tre focolai, tre inneschi: uno a Ottaviano, uno a Ercolano e un altro a Torre del Greco. E non è tutto: i carabinieri forestali conoscono anche il sistema usato per appiccare le fiamme, che consentirà - come in ogni giallo che si rispetti - di risalire alla mano dell’assassino, alla regìa della devastazione. Una regìa unica, sembra di capire, che va tenuta ben distinta da quanto avvenuto in altre zone dell’area metropolitana, come Ischia o gli Astroni, come Posillipo o Pianura. Ancora qualche numero: su 1500 ettari di bosco protetto dall’Ente parco del Vesuvio, sono andati distrutti 150 ettari. La più grande sciagura boschiva che si è abbattuta in Italia. Divorato l’equivalente di 150 stadi San Paolo messi assieme, per intenderci. Un disastro «dalla chioma alla chioma» - altro record negativo - che ha allertato gli inquirenti sin dalle prime battute: le fiamme si sono diffuse dalla chioma di un albero all’altro, tanto erano alte.
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