Sarebbero morti di fame e di freddo le vittime dell'ennesima tragedia dell'immigrazione avvenuta nel Canale di Sicilia. Otto cadaveri (5 uomini e 3 donne, una delle quali incinta) sono stati trovati su un barcone soccorso ieri sera da una motovedetta della Guardia costiera a 42 miglia da Lampedusa, in acque Sar Maltesi. Altre due vittime, tra cui un neonato, sarebbero annegate in mare. I superstiti hanno raccontato di essere partiti da Sfax, in Tunisia, la notte di sabato scorso dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia.
Durante la traversata, un neonato di appena 4 mesi e un giovane sarebbero caduti in mare annegando. Straziante il racconto di chi ha assistito alla scena. Una giovane mamma ha perso i sensi ed è morta, mentre il bimbo che stringeva fra le braccia è finito in acqua annegando. Stessa sorte è toccato a un giovane che era svenuto. A ricostruire la tragedia sono stati i 42 superstiti (uno è minorenne), visibilmente sotto choc: hanno raccontato che non mangiavano da giorni e che avevano anche finito l'acqua.
La Procura guidata da Salvatore Vella ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato ed ha disposto l'autopsia sugli 8 cadaveri.
Il barcone nella mattinata di giovedì, era stato infatti avvistato da un peschereccio tunisino che aveva lanciato l'allarme, spiegando via radio che a bordo vi era probabilmente un cadavere. Ma solo nel tardo pomeriggio le autorità de La Valletta hanno girato la richiesta al comando generale della Capitaneria di porto di Roma che ha inviato sul posto una motovedetta dove sono stati trasbordati sia i superstiti che gli otto cadaveri trasferiti a Lampedusa. Nel giro di poche ore sull'isola si sono registrati compkessivamente 7 sbarchi, per un totale di 304 persone. «Il Governo Meloni non ci lasci da soli a gestire quest'immane tragedia» è l'appello lanciato dal sindaco Mannino. E da Stoccolma, dove è in visita, la presidente del consiglio risponde:«Il tema fondamentale rimane la cooperazione: offrire alternative a chi va via, a chi scappa. Questo è un lavoro che l'Italia sta facendo, se lo facesse in modo più significativo l'Europa farebbe la differenza».
Mentre il leader della Lega e vice premier Salvini mette le mani avanti: «Il decreto ong non cambia di una virgola» dice riferendosi alla richiesta del Consiglio d'Europa di ritirare o rivedere il provvedimento. «L'Europa invece di dar lezioni, aiuti l'Italia a non essere l'unico punto di approdo dei migranti». La nave Sea Eye 4 sta, intanto, sta facendo rotta verso il porto di Pesaro dopo aver soccorso 109 persone, tra cui numerosi bambini.
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