Si riferisce alla fuga delle matricole del 2008?
«In quell’occasione le università persero migliaia di studenti. Ci sono voluti 10 anni per recuperare».
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Ma tante famiglie non possono permettersi di mandare i figli all’università. Come si risolve?
«Uno dei miei obiettivi era quello di potenziare il diritto allo studio allargando la no tax area. Abbiamo accelerato i tempi come risposta alla crisi Covid: siamo passati da 13mila a 20mila euro come limite massimo del redito Isee con cui lo studente è esentato dalle tasse universitarie. Inoltre, per i redditi fino a 30mila euro sono previsti sconti e riduzioni proporzionali».
La no tax area estesa ai redditi fino a 20mila euro resterà anche negli anni a venire? «Cercheremo di mantenerla nel tempo».
Tasse a parte, ci sono anche le spese per studiare fuori sede.
«È stato aumentato di 40 milioni di euro il fondo per le borse di studio, in conferenza Stato Regioni è stata già approvata una nuova ripartizione. Anche le Regioni stanno prevedendo interventi per la residenzialità».
Il calo peggiore interessa le regioni del Sud.
«Sì, nel Mezzogiorno ci sono i redditi più bassi. La no tax area impatterà maggiormente su queste situazioni».
Gli atenei sono pronti per aprire a settembre?
«Sì, la didattica a distanza è andata molto bene mantenendo lo stesso numero di esami e laurea degli scorsi anni, ma bisogna tornare in presenza perché la formazione in aula è molto più efficace. E ci sono fasce di studenti da privilegiare qualora fosse necessario fare turni».
Quali studenti?
«Le matricole: si tratta dei ragazzi che vengono dalla scuola superiore e non entrano in un’aula da marzo. Non hanno mai visto un’aula universitaria e saranno i primi a poter rientrare». Leggi l'articolo completo su
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