Andrea la Rosa, l'ex calciatore ucciso: gettato nell'acido quando era vivo
Lo ha deciso il gup Stefania Pepe, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, titolare dell'inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo, e fissando l'inizio del processo per il 12 dicembre. L'ex calciatore era scomparso esattamente un mese prima del ritrovamento del suo corpo, il 14 novembre dello scorso anno, e venne ucciso, stando alle indagini, quella notte nella casa della madre di Rullo a Quarto Oggiaro, quartiere periferico e popolare di Milano.
Delitto ex calciatore La Rosa, madre e figlio truffatori di assicurazioni auto
La Rosa, secondo una consulenza medico legale disposta dalla Procura, era ancora vivo quando venne spinto dentro quel bidone, dopo essere stato narcotizzato con un sonnifero nel caffè. Nel fusto, poi, morì soffocato per avere inalato i fumi di un acido che gli venne versato addosso. I due, tra l'altro, secondo l'accusa, avevano anche acquistato una sega elettrica per cercare di far sparire il cadavere. Il movente della brutale uccisione, secondo l'accusa, sarebbe legato ad un prestito da 30 mila euro che Rullo non aveva mai restituito al suo amico La Rosa. I due imputati, poi, temevano, stando agli accertamenti, che il giovane denunciasse i raggiri da loro compiuti assieme ad altri quattro familiari (indagati a piede libero in un'altra tranche dell'inchiesta ancora aperta) ai danni di alcuni assicuratori di auto.
Madre e figlio, oltre che per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e soppressione di cadavere, sono stati rinviati a giudizio anche per il tentato omicidio della moglie di quest'ultimo per riscuotere la polizza da 150 mila euro di un'assicurazione sulla vita che Rullo avrebbe fatto sottoscrivere alla consorte (ora parte civile, come la madre di La Rosa). La donna aveva raccontato ai carabinieri che, il 5 ottobre 2017, aveva tentato il suicidio tagliandosi le vene dopo aver assunto benzodiazepine, ma aveva anche chiarito di non ricordare affatto l'esatta dinamica e di conoscere quei dettagli solo grazie al racconto del marito e della suocera.
Dagli accertamenti degli investigatori, tuttavia, saltò fuori che Rullo e la madre avrebbero tentato di ammazzare anche lei, simulando proprio un suicidio. Nel frattempo, è anche a processo con rito abbreviato per favoreggiamento il 73enne Sante Cascella, proprietario della rimessa dove era stato custodito per una decina di giorni il fusto in cui era contenuto il corpo dell'ex calciatore. Leggi l'articolo completo su
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