Morto don Michele Basso, il 'prete del mistero': «30 casse di opere d'arte custodite in Vaticano»

Il singolare collezionista d'arte non ha mai voluto fornire spiegazioni sulla provenienza del suo tesoro, creando non pochi imbarazzi alle autorità di San Pietro

Monsignor Basso, morto il prete del mistero: in Vaticano conservava 70 opere d'arte (costosissime) e di dubbia provenienza

Monsignor Michele Basso è stato ritrovato morto nel suo letto, in Vaticano. E con la sua scomparsa ha lasciato in eredità una bella gatta da pelare alle autorità vaticane. L'anziano canonico di San Pietro, infatti, è deceduto all'improvviso, presumibilmente per un attacco cardiaco ma, a far scalpore, è quel tesoro di opere d'arte che negli anni era riuscito a collezionare. Una collezione favolosa di circa una settantina di pezzi unici nel suo genere e che potrebbero addirittura riaprire un braccio di ferro diplomatico con gli Stati Uniti.

 

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La collezione incredibile

 

Secondo quanto scrive Franca Giansoldati sul quotidiano Il Messaggero, il singolare collezionista d'arte trascina con sé nella tomba i misteri legati alla favolosa collezione di sua proprietà. Misteri che hanno subito creato non pochi imbarazzi in Vaticano e che potrebbero addirittura aprire dei problemi diplomatici. Sì, perché, nella favolosa collezione di Monsignor Basso (impacchettata e messa al sicuro in una trentina di casse ignifughe, spicca sicuramente una meravigliosa copia risalente agli inizi del Novecento del famosissimo Cratere di Eufronio, il cui originale etrusco è conservato nel Museo di Villa Giulia. Un reperto storico al centro di una lotta diplomatica tra Italia e Usa che adesso rischia seriamente di riaprirsi.

 

L'opera contesa

 

L'opera d'arte, infatti, dopo che venne trafugata dai tombaroli nel 1971, fu esportata illegalmente negli Stati Uniti e acquistata dal Metropolitan di New York. Per anni il Cratere di Eufronio era stato al centro di un braccio di ferro diplomatico con l’Italia. La copia nelle mani del Vaticano rischia di rimettere tutto in discussione perché confuterebbe la data del rinvenimento dell’originale che il Metropolitan ha dovuto restituire. Risulta poco chiaro, infatti, come un reperto venuto alla luce nel 1971 in uno scavo clandestino possa avere una copia in Vaticano risalente alla fine del Novecento, visto che fu subito trasportato in America. Un giallo che dovrà essere spiegato, prima o poi, dalla Segreteria di Stato del Vaticano. Giallo che Monsignor basso è riuscito a mettere a tacere, continuando a ripetere che le opere in suo possesso era il frutto di un lavoro regolare compiuto con dedizione, a partire dagli anni '90.

 

Problemi legali

 

Già a partire dagli anni 2000, però, Mosignor basso ha iniziato ad avere problemi di natura legale. La procura di Roma, infatti, aveva aperto un'inchiesta sul suo conto. Inchiesta poi archiviata e finita nel nulla. Da quel momento il Vaticano con molta discrezione ha provato ciclicamente a risolvere la questione e capire l'origine di quel tesoro accumulato negli anni. E mentre si indagava senza fare troppa pubblicità alla cosa, visto il valore commerciale delle opere, a San Pietro si è lavorato anche per fare una specie di inventario e stoccare il giacimento. Ma se già quando il prelato era in vita nessuno ha voluto affrontare l'argomento, adesso, che Monsignor Basso è deceduto sarà ancor più difficile che il mistero venga risolto e spiegato. 

 

I dubbi

 

Sulla preziosa collezione di opere d'arte di Monsignor Basso i dubbi sono davvero tanti. In primis quello della provenienza. Il prelato aveva ereditato quelle opere così preziose? O si trattava di regolari acquisti fatti nel tempo? O, anche, si tratta di lasciti di conventi e istituti religiosi? erano regali ricevuti da benefattori? O si tratta di beni ecclesiastici mai catalogati? Nel tesoretto di Monsignor Basso troviamo tele della scuola di Mattia Preti, bozzetti di Pietro da Cortona, tavole lignee del Guercino, di Golzius, di Pasqualotto, oltre che sculture lignee del 600 e persino una scultura di marmo ispirata ai Prigioni di Michelangelo. Opere autentiche alle quali si confondono anche diversi falsi, realizzati da falsari romani. Un mistero che difficilmente troverà spiegazione e che Monsignor Basso due anni fa, incalzato a fornire una risposta da Il Messaggero, aveva congedato con «È come ritrovarsi con tante scarpe nell’armadio. Alcune sono state comprate e altre sono state regalate».

 

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