I livelli di retribuzione sono al minimo nel settore della ristorazione. In Veneto c’è anche un mondo sommerso che vive di contratti a tempo e che giorno dopo giorno si affida a straordinari non pagati e garanzie da fame. Una dipendente si è sfogata con il Gazzettino. «La percezione di molti - la lettera inizia così - è che il mondo della ristorazione sia come dipinto da Masterchef ma la realtà è diversa».
Poi la donna entra nello specifico, come scrive Marco Agrusti del Gazzettino: «La categoria dei dipendenti che lavora nel settore ristorazione, oltre ad essere maltrattata economicamente non è nemmeno tutelata dal punto di vista della previdenza sanitaria. Il mio medico mi aveva consigliato di stare a casa cinque giorni per curarmi da un’influenza, ma sentendomi in dovere ho preso solamente tre giorni di malattia. Sebbene il quarto giorno stessi ancora male sono tornata a lavoro, per poi scoprire il mese successivo alla consegna della busta paga di avere tre giorni di assenza non pagati, perché nel contratto della categoria i primi tre giorni di malattia non vengono pagati».
Lo sfogo della dipendente
«Forse i lavori non vengono accettati - prosegue la testimonianza della donna - per le condizioni economiche che i lavoratori sono costretti ad accettare per vivere. E a quel punto un giovane giustamente si guarda attorno. Nel mio caso - prosegue - ho 20 anni d’esperienza nel settore e faccio regolarmente almeno due ore di straordinario al giorno. E la paga è di quattro euro netti l’ora, praticamente da fame. E non si parla solamente di giovani, ma di persone che devono dare da mangiare ai propri figli».
).
Leggi l'articolo completo su
Leggo.it