Desirée Mariottini, la scoperta choc: «Era vergine quando è stata violentata prima di morire»

Desirée Mariottini, la scoperta choc: «Era vergine quando è stata violentata prima di morire»

Desirée Mariottini era vergine quando è stata violentata: la conferma è arrivata ieri in aula dagli esperti chiamati a eseguire l'autopsia sul corpo della ragazzina sedicenne trovata morta a San Lorenzo, in uno stabile occupato in via dei Lucani. Accadde il 18 ottobre 2018: Desirée fu trovata in quel covo dove si spacciava droga, senza vita. «Era poco più di una bambina», aveva detto la nonna: dagli esperti l'ennesima conferma di come la ragazza non era in cerca di droga a ogni costo, vendendo il suo corpo, perché - fragile e impacciata - non aveva mai conosciuto l'amore e il sesso.



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Sul banco degli imputati, per la morte della giovane, ci sono 4 cittadini africani, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Come scrivono Adelaide Pierucci e Raffaella Troili sul quotidiano Il Messaggero, Desirée era una sprovveduta che si è fidata delle persone sbagliate: un'adolescente problematica, tanto che la mamma aveva provato a farla ricoverare in comunità. Tra trecce colorate e apparecchio ai denti, la giovane di Cisterna era un esempio dei giovanissimi di oggi, spesso difficili da inquadrare e che fanno impazzire i genitori.

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I due esperti della Sapienza, Ugo di Tondo (docente di Anatomia patologica) e Dino Tancredi (medico legale) hanno parlato - davanti alla Corte d'Assise che dovrà giudicare quattro giovani africani - di un «rapporto sessuale violento» e «lesioni all’imene» tali da evidenziare che la giovane abbia perso la verginità contro la sua volontà. «Quando è stata trovata era morta da quattro, cinque ore, aveva escoriazioni alle braccia». Probabilmente ha lottato, finché il suo cuore non ha ceduto per overdose.

 


IL PADRE: HO CERCATO DI SALVARLA «Ho cercato di salvarla ma non ho potuto fare niente», ha detto in lacrime il padre, Gianluca Zuncheddu, sentito al processo. Davanti ai giudici della III corte d'Assise, l'uomo ha riferito di aver notato un cambiamento in Desiree e di averle trovato una carta stagnola bruciata, ma di non aver potuto fare nulla anche a causa del divieto di avvicinamento che aveva verso l'ex compagna e madre della ragazza.



Una settimana prima era andato a casa dell’ex moglie, «volevo portarla via, poi ho visto che aveva del vino nella borsa e le ho dato due schiaffi e sono stato arrestato». Dopo la morte di Desirée, il papà afferma di essere andato a San Lorenzo per indagare personalmente: «Ho scoperto che Desirée era stata tradita, “venduta” da due amiche, due ragazze di colore. Mia figlia le aveva cercate perché una di loro si era presa il suo tablet il giorno prima». 

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