Denis Bergamini, l'ex fidanzata Isabella Internò rinviata a giudizio per omicidio

Il caso del calciatore morto nell'89: in aula assenti l'ex fidanzata e la sorella della vittima

Denis Bergamini, l'ex fidanzata Isabella Internò rinviata a giudizio per omicidio

La vicenda di Donato «Denis» Bergamini, il calciatore del Cosenza morto in circostanze mai chiarite il 18 novembre 1989 sulla statale 106 all'altezza di Roseto Capo Spulico, potrebbe essere, finalmente, alla svolta. Per la prima volta, infatti, si andrà in tribunale a verificare la tesi che da 32 anni sostiene la famiglia del calciatore e cioè che Denis non si suicidò gettandosi sotto ad un camion, come concluse la prima inchiesta, ma fu ucciso.

 

Il gup di Castrovillari Fabio Lelio Festa, accogliendo la richiesta del pm Luca Primicerio, ha infatti rinviato a giudizio l'ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò per omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili. La Internò oggi non era presente in aula ed il suo avvocato, Angelo Pugliese, non ha voluto fare commenti. Così come non era presente Donata, la sorella di Denis, alla cui tenacia - sostenuta dall'avvocato Fabio Anselmo - si deve il processo giunto a conclusione della terza inchiesta aperta sulla morte del calciatore di Argenta (Ferrara) e di una storia che sembra infinita.

 

Le tre indagini sulla morte di Bergamini

 

La prima indagine si concluse con l'assoluzione di Raffaele Pisano, l'autista del camion sotto cui finì Bergamini, dall'accusa di omicidio colposo. All'epoca fu detto che Denis si era gettato sotto il mezzo per suicidarsi dopo un litigio con la Internò con cui si trovava in una piazzola di sosta sulla 106. Una tesi sempre contrastata dalla famiglia di Bergamini ed in particolare da Donata che da allora ha iniziato una battaglia raccogliendo elementi con lo scopo di fare riaprire le indagini. E così è stato una prima volta quando, nel luglio 2011, la Procura di Castrovillari tornò ad indagare sulla morte di Bergamini, anche alla luce di una perizia dei carabinieri del Ris di Messina secondo i quali Bergamini era già morto quando finì sotto al camion.

 

Sia la Internò che Pisano finirono sul registro degli indagati: la prima per omicidio ed il secondo per favoreggiamento e false dichiarazioni. L'inchiesta però finì con un nulla di fatto. La stessa Procura, infatti, nel dicembre del 2014 chiese l'archiviazione per entrambi che giunse il primo dicembre 2015. Donata non si arrese e insieme all'avvocato Fabio Anselmo tornò a chiedere la riapertura delle indagini nel 2017 trovando ascolto nell'allora procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Quest'ultimo fece riesumare il corpo e gli esami fecero emergere quelle che furono definite «incongruenze» con l'autopsia effettuata all'epoca della morte. Una perizia disposta dai pm giunse poi alla conclusione che Bergamini era morto «per soffocamento».

 

Agli atti del fascicolo delle indagini che adesso hanno portato al rinvio a giudizio c'è anche un'informativa della sezione di Pg della Polizia alla Procura di Castrovillari, nella quale si afferma che «l'evolversi dell'attività di indagine e le risultanze emerse hanno impietosamente fatto emergere come l'omicidio di Donato Bergamini sia maturato nell'ambiente strettamente familiare di Isabella Internò e che le dinamiche scatenanti il fatto delittuoso siano da ricercare nella tormentata relazione sentimentale tra la vittima e Isabella Internò e la fine del rapporto stesso». Il processo, che inizierà il 25 ottobre prossimo, però, potrebbe non essere l'atto conclusivo. La Internò, infatti, è stata rinviata a giudizio per concorso in omicidio. Secondo la Procura e gli investigatori dunque, la donna non era sola quando Bergamini morì. Chi fossero quelle eventuali altre presenze per adesso è un mistero. Chissà se il processo contribuirà a fare chiarezza, oltre che sulle eventuali responsabilità di Isabella Internò, anche su questo aspetto.

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