Mamma tortura il figlio di 3 anni insieme al compagno, poi fa sparire il corpicino murandolo nella lavanderia
Secondo quanto scrivono gli inquirenti della Procura di Catania: «C’è stata una continuità di azione dell'indagata, che attesa anche la tenerissima età del figlio, agiva di certo al fine di ucciderlo con dolo intenzionale e, comunque, si è rappresentata l’evento omicidiario come realizzabile con elevato grado di probabilità o anche con certezza come conseguenza diretta ed immediata della propria azione con dolo diretto».
La notizia si è appresa oggi, dopo che personale del commissariato Borgo Ognina ha eseguito nei confronti della donna un'ordinanza cautelare in carcere emessa dal Gip, su richiesta della Procura, per omicidio aggravato dall'avere agito contro il discendente.
Il neonato è stato portato nel pronto soccorso del Cannizzaro, dove è stato intubato, e poi trasferito nella rianimazione della Neonatologia del Garibaldi-Nesima, dove è deceduto il giorno dopo il ricovero. In un primo momento la madre aveva riferito che il figlio «si era fatto male cadendole accidentalmente dalle braccia a causa di una spinta che si era data da solo».
Successivamente, però, attraverso l'audizione, da parte della Procura e della polizia, di tutti i soggetti intervenuti nell'immediatezza e dei fatti, e della stessa 26enne sentita alla presenza del difensore di fiducia, si accertava che la caduta del bambino non era stata accidentale bensì che era stata la madre dello stesso a scaraventarlo a terra con forza. Le indagini del commissariato di polizia Borgo-Ognina sono state coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall'aggiunto Ignazio Fonzo, che coordina il dipartimento reati contro le persone, e dal sostituto Fabio Saponara.
Avevo la «mente oscurata» e «non so spiegare cosa è successo», ma sicuramente «non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo» perché «io lo amavo». Così, nell'interrogatorio davanti ai Pm, la 26enne arrestata dalla polizia a Catania con l'accusa di avere ucciso il bambino di tre mesi scaraventandolo a terra. Ai magistrati, ricostruisce il suo legale, l'avvocato Luigi Zinno, la donna ha detto di «essersi sentita male» e che la sua intenzione era di «gettarlo sul letto e non per terra». L'omicidio è stato commesso in casa della nonna paterna della 26enne che non è sposata e che al figlio aveva dato il proprio cognome. È stata lei stessa, rivela il suo legale, l'avvocato Luigo Zinno, a chiamare aiuto. Sono arrivati subito sua nonna, che ha 85 anni, e suo padre e a loro ha detto che il piccolo gli era scivolato dalla mani ed era finito a terra.
«Quel giorno stava male - aggiunge il penalista - e aveva chiamato suo padre, che era al lavoro, per dirgli se poteva tornare a casa.
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