L'emergenza sanitaria (per fortuna) sta finendo. Il commiato di Marco Mottolese

L'emergenza sanitaria (per fortuna) sta finendo. Il commiato di Marco Mottolese

Può accadere che la fine di qualcosa di negativo per una collettività coincida con la chiusura di un periodo rilevante per un singolo. Infatti, nell’accomiatarmi da voi, lettori di Leggo, vivo già una nostalgia preventiva eppure, chiudere la rubrica Covid Telling, oggi non è solo giusto, ma logico. Altri problemi si stanno affacciando nelle nostre vite, anche più complessi, e l’emergenza sanitaria fortunatamente non è più tale; scienziati, medici, governanti hanno gestito la pandemia di questi due anni affrontandola gradualmente, avvicinandosi al virus e alle sue varianti con circospezione mentre lui, quel Covid arrivato non si sa da dove, rapidamente si infilava nelle nostre vite fino a mutarne gli aspetti.

 

Come ben sa il Direttore di questa testata, Davide Desario, non mi sono mai tirato indietro; il primo racconto, “Errore fatale” fu pubblicato il 21 marzo del 2021 e la pandemia era in piena. Da allora ogni settimana ho cercato di intrufolarmi nelle pieghe della vita pandemica, cercando di capire in che maniera il virus stava agendo su di noi, grandi e piccoli, donne e uomini, studenti e lavoratori. Mi sono appassionato a questo ruolo di “Covid Teller” e la costanza con la quale mi avete seguito irrobustiva ogni settimana la mia voglia di non mancare l’appuntamento.

 

A volte ho chiesto a Davide se fosse sicuro di mandare avanti la rubrica: mi illudevo che il Covid stesse per tramontare, ma già la settimana successiva insieme ci rendevamo conto che la narrazione di questo incredibile periodo aveva ancora molte cose da offrire. Per me lievitava sempre un sottile piacere nel posizionarmi al computer per raccontare ciò che avevo notato dalla pubblicazione dell’ultimo pezzo; cosa avessi scoperto, in che maniera il virus continuasse, malgrado noi non lo volessimo, a farci compagnia, piegandoci a comportamenti nuovi, di difesa ma anche di salvezza.

 

Sono rimasto concentrato per riportare dal “fronte” notizie ed idee; ho dialogato con voi, lettori, e con stupore misto a soddisfazione, un editore ha voluto racchiudere una parte dei reportage in un libro (Mi hanno inoculato il vaccino sbagliato. L’insostenibile solitudine del virus) edito da Castelvecchi che, con tempismo per me simbolico, è apparso nelle librerie il 10 febbraio, giorno in cui si è capito che i primi allentamenti delle restrizioni altro non erano che il via libera per voltare pagina in fretta. Così, il libro, rappresenta una “cartolina” inviata da un luogo da noi tutti visitato ma nel quale nessuno vorrà più tornare. Davvero mi sono vestito da “Covid Teller”, un po’ sentendomi come un antico bardo dedicato al racconto di questo incontro/scontro tra l’umanità e l’invisibile, pestifero virus. Il supporto e lo stimolo del Direttore hanno fatto il resto, come scrive lui stesso nella prefazione al libro:

 

(…) “Il Paese aveva bisogno di chiarimenti, di compagnia e anche di qualcosa dove liberarsi e sfogare tensioni e paure. Quel giorno ho iniziato a fare una diretta Facebook nella quale davo sì le ultime notizie sul virus, ma soprattutto rispondevo in diretta ai dubbi dei lettori (uno a uno, non facendoli sentire soli) ma soprattutto cercavo anche di parlare d’altro perché il loro cuore potesse riposarsi un po’. L’ho fatto ogni giorno da marzo a maggio, domeniche e feste comprese, coagulando una comunità varia per sesso, età, estrazione sociale e provenienza geografica. Insieme il virus faceva meno paura. Insieme interrompevamo il cortocircuito della pandemia. Proprio in quei giorni ho parlato con Marco Mottolese che da uomo di comunicazione aveva intuito perfettamente la stessa cosa. Mi ha parlato dell’idea di sfruttare l’egemonia mediatica del virus per combatterlo: il virus portava la morte e invece Marco voleva cavalcarlo per raccontare la vita. Ne abbiamo parlato, ci siamo confrontati. E, forse, ci siamo riusciti. Non è stato facile ma è stato, credetemi, molto bello. È nato così Covid telling, un appuntamento settimanale sul sito internet di «Leggo» dove Mottolese, con attenzione, sensibilità, professionalità, ha raccontato storie non vere ma verosimili, non cronaca ma fiction, riuscendo a riportare al centro delle nostre giornate e dei nostri pensieri la vita.

 

Non credo ci sia molto da aggiungere, tutto è agli atti nell’archivio di Leggo: l’arrivo, il passaggio, la dipartenza della pandemia frutto di una lotta quasi impari. Per me il Covid è stato un viaggio nel viaggio, la scoperta di quanto le parole possano essere utili per individuare con precisione il disagio che reca con sé l’ignoto. E, soprattutto, il piacere di essere annesso ad una comunità di lettori, quella di Leggo, avidi di notizie ed informazioni attendibili. Non vi nascondo che spero di potermi ripresentare a voi, un giorno, magari con altre idee o reportage che necessitano di un “telling” appassionato. E spero - ora che dopo la pandemia si affaccia al mondo un virus ben più grave che risponde al nome di guerra – che questi anni venti del duemila trovino, prima o poi, quella serenità alla quale tutti aneliamo.

Leggi l'articolo completo su
Leggo.it