Coronavirus, l'Italia alza il muro: stop all'ingresso da tredici Paesi a rischio, ma non dagli Stati Uniti L'ELENCO

L'Italia alza il muro protettivo. Scottata dai casi di contagio da coronavirus di ritorno e preoccupata per l'esplosione di focolai Covid in giro per il Paese. Dopo lo stop imposto ai voli provenienti dal Bangladesh, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un'ordinanza che chiude la porta d'ingresso e di transito per chi nei quattordici giorni antecedenti ha soggiornato o è transitato in da tredici Paesi condiserati a rischio. Un elenco che, oltre al già citato Bangladesh, include Armenia, Bahrein, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. Tra questi tuttavia non sono presenti gli Stati Uniti, ad oggi la nazione più colpita al mondo e con il maggior incremento di casi con una media superiore ai 50mila giornalieri. 


Sono questi gli Stati indicati da Speranza - sentiti anche i ministri degli Affari Esteri, dell'Interno e dei Trasporti - nei quali la pandemia sta continuando ad accelerare. La volontà è quella di proseguire sul concetto di «massima prudenza» per non vanificare gli sforzi degli ultimi mesi messi in atto dagli italiani e dal sistema sanitario nazionale. 

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«Divieto di ingresso per chi arriva da Paesi a rischio», dispone l'ordinanza. «Nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi», dice il ministro. Al fine di garantire un adeguato livello di protezione sanitaria sono sospesi anche i voli diretti e indiretti da e per i Paesi indicati.

Il caso Bangladesh è il più fresco con la Regione Lazio che si è trovata ad affrontare un'emergenza legata ai voli Dacca-Roma. L'esempio più evidente risale a lunedì scorso dove decine di passeggeri sono risultati positivi allo screening a tappetto organizzato al terminal 5 dell'aeroporto di Fiumicino. A questo si è aggiunto il caso dei 165 viaggiatori che sono arrivati mercoledì da Doha con i voli di Qatar Airways.

Infine la vicenda emersa oggi del bengalese rientrato in Italia dal suo paese d'origine senza sapere di essere positivo al coronavirus. Poi, come se niente fosse, con febbre e tosse, ha viaggiato per mezza Italia, violando l'isolamento fiduciario a cui era stato sottoposto in attesa dell'esito del tampone. Il 35enne è attualmente ricoverato all'Umberto I di Roma.

BASSETTI: «BRAVO SPERANZA, NON POSSIAMO IMPORTARE CASI»

«Condivido al 100% l'ordinanza» sul divieto d'ingresso per chi arriva da Paesi a rischio: «Bravo Speranza. E questo vista la situazione Italia dove si registrano sempre meno ricoveri Covid-19 e chiudiamo i reparti di terapia intensiva dedicati. Abbiamo dei focolai, che però controlliamo molto bene. È chiaro quindi che non possiamo permetterci di importare varianti di virus diversi con cariche diverse e magari più aggressive». A parlare all'Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita), che commenta l'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. «Non è una questione di rivalsa o di vendetta verso altri Paesi - aggiunge Bassetti - ma semplice tutela della salute pubblica. Mi pare un atteggiamento molto corretto dai chi, in qualche modo, ha imparato 'la lezionè rispetto ad un periodo in cui queste misure non sono state prese. Ben ben vengano, quindi, se si prendono adesso, ma devono valere anche per le triangolazioni dei voli da altri Paesi verso l'Italia. Immagino occorra anche una collaborazione da parte della altre autorità Ue ed extra Schengen. E poi - conclude - magari andrebbero previste delle sanzioni se si aggirano questi divieti».

PREGLIASCO: «BENE ORDINANZA, FOCOLAI DA CASI IMPORTATI»


L'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, che prevede il divieto di ingresso in Italia per chi arriva da Paesi a rischio Covid, «è una misura necessaria e importante: perché abbiamo visto che i focolai che si stanno registrando nel nostro Paese spesso sono legati a casi di importazione». A dirlo all'Adnkronos Salute è il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco, che aggiunge: «Ora sarebbe bene fare un altro step: realizzare un coordinamento europeo, perché solo misure omogenee possono evitare il rischio di triangolazioni». Quanto ai dati di oggi, «si naviga sempre nella stessa direzione, e l'auspicio è che il trend resti lo stesso. In questa fase è fondamentale la capacità di rilevare e contenere i cluster», conclude Pregliasco.  Leggi l'articolo completo su
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