Coronavirus, in Lombardia altre 94 persone in terapia intensiva. Gallera: presidi medici in grande difficoltà
Il dipendente dell'Asp ha cominciato ad accusare i primi sintomi della malattia il 4 marzo scorso e da quel giorno non è più uscito di casa per andare al lavoro. «Mercoledì mio marito ha cominciato ad avere febbre e dolori diffusi - racconta la donna - ha pensato di essersi preso un'influenza, anche perché era stato in campagna a fare alcuni lavori e aveva preso freddo. Il giorno dopo ha contattato telefonicamente il medico di famiglia che gli ha prescritto un antibiotico e del cortisone ma non ha avuto alcun miglioramento. Anzi, nonostante la terapia, le sue condizioni sono peggiorate». A questo punto viene chiesto l'intervento della guardia medica: «Lunedì scorso, munito dei dispositivi di sicurezza - prosegue la donna - è venuto in casa un medico che ha prescritto il Rocefin. Il giorno dopo, non vedendo alcun miglioramento, io stessa ho telefonato al medico di famiglia riferendo che mio marito cominciava ad avere anche problemi respiratori. Ma lui ci ha detto di aspettare che la terapia facesse effetto».
Coronavirus, partoriente positiva non dichiara di provenire dalla zona rossa: l'infermiera la denuncia
Con il passare delle ore la situazione continua a peggiorare e in famiglia comincia a serpeggiare la paura, anche perchè il governo ha intanto esteso a tutto il paese le misure di sicurezza previste per le «zone rosse». «Martedì abbiamo telefonato al 118 - ricostruisce la donna - ci ha risposto una operatrice competente e professionale che, sulla base dei sintomi riferiti, ha subito consigliato il ricovero in ospedale. Mio marito invece ha detto al telefono di voler rifiutare il ricovero, preferendo fidarsi del medico di famiglia. Un errore imperdonabile».
Coronavirus, a Torino evacuata la sede della Stampa: poligrafico positivo al virus
Ieri le cose precipitano, l'uomo ha la febbre alta e respira affannosamente.
Leggi l'articolo completo su
Leggo.it