Sono tante persone che si sono prese cura di me per 22 giorni» continua Aurelio che ringrazia tutta Marche Nord struttura i cui investimenti, le dotazioni strumentali e l’organizzazione, ha potuto verificare di prima persona. Aurelio è un fiume traboccante: «Infermieri e oss mi hanno dimostrato la loro umanità sconfinata, che ha reso meno penoso il mio ricovero. Uomini e donne che quando si sono resi conto di avermi salvato, mi hanno ringraziato: rappresentavo per loro un successo che gli dava forza per continuare. E sono ancora lì a lottare per chi è tuttora malato, facendo turni faticosissimi, in un ospedale che ha dovuto reinventarsi e riadattarsi per questa emergenza esplosiva, ma speriamo anche breve. Ho visto solo i loro occhi a causa delle procedure di sicurezza che celavano ogni altra parte del corpo, ed ora non potrei neanche riconoscerli. Se ci dovessimo incrociare, nei prossimi mesi, e qualcuno si dovesse ricordare di me, lo invito a svelarsi, sarei felice di abbracciarlo». Leggi l'articolo completo su
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