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«La radio mi ha avvisato che la corsa era per Roma e mi ha chiesto se ci fossero problemi - racconta il tassista, che guida il taxi "Como 47" - Io l'ho accettata senza pensarci è il mio lavoro. Ovviamente, prima di partire, ho chiesto alla ragazza se sapeva a che spesa sarebbe andata incontro. Lei si era già informata e non si è scomposta».
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Alle ore 22.30, Melchiorre ingrana la marcia e parte. In giro non c'è nessuno da giorni, il lavoro scarseggia pure per le auto bianche. Solo la stazione Centrale è affollata di persone che se ne vogliono andare dalla zona rossa. Ma Michela vuole stare tranquilla, nemmeno lo ha cercato il treno, ha scelto il taxi. Preleva i soldi prima e dopo mezzanotte, ce ne vogliono tanti per arrivare a Roma. «Sono abituato a viaggiare di notte, ho la musica che da sempre mi tiene compagnia - spiega Melchiorre - Non avevo sonno. Lei invece a un certo punto si è addormentata».
Seicento chilometri sono tanti, soprattutto se hai cominciato a lavorare alle 17. Alle 4.30 la scritta Roma sulle indicazioni stradali si fa sempre più grande. Ultimo casello autostradale e casa per Michela è a una manciata di chilometri. Destinazione Balduina, e l'aria sa già di famiglia. «È scesa la mamma per pagare la corsa, 1.200 euro, anche se la ragazza aveva pagato quasi tutto - dice il tassista - Ho tirato giù una valigia grande e una piccola e le ho salutate».
Michela e la mamma si sono avviate a casa, sotto braccio. La voglia di normalità in una situazione anomala. Melchiorre rimette in moto la sua macchina. A Roma fa ancora freddo la mattina presto. Però gli uccelli hanno cominciato ad annunciare l'alba. Sul lungotevere non ci sono macchine: «Quanto è bella Roma, mi sono ritrovato a dire a voce alta. I palazzi si riflettevano sul fiume, e intorno c'era aria di normalità. Quella che manca a Milano, dove dovrò tornare». Ma quella è un'altra storia, i bar stanno aprendo: «Un cornetto e un cappuccino, grazie. Anzi, due cornetti». Leggi l'articolo completo su
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