La lettera del governatore lombardo Attilio Fontana per chiedere misure ancor più stringenti per il suo territorio al fine di contenere la diffusione di Covid-19 è giunta a Consiglio dei ministri in corso. Dove alcuni presenti hanno osservato come, in realtà, non si tratti di una vera e propria serrata -i mezzi pubblici resterebbero operativi, seppur ridotti, le imprese messe nelle condizioni di proseguire la produzione- ma di una stretta si, comunque durissima. Ora un team di tecnici è a lavoro per valutare le richieste del governatore.
Si chiede inoltre «la chiusura di tutti i centri commerciali, degli esercizi commerciali presenti al loro interno e dei reparti di vendita di beni non di prima necessità. Restano aperte le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità» e la «chiusura di bar, pub, ristoranti di ogni genere, delle attività artigianali di servizio (es. parrucchieri, estetisti, ecc..) ad eccezione dei servizi emergenziali e di urgenza,, di tutti i servizi terziari e professionali, ad eccezione di quelli legati alla pubblica utilità e al corretto funzionamento dei settori richiamati nei punti precedenti».
Nel documento inviato dalla Regione al Governo si comunica inoltre che «per quanto riguarda le restanti attività produttive, è già stato raggiunto un accordo con Confindustria Lombardia che provvederà a regolamentare l'eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per le imprese». «Sono in via di definizione ulteriori accordi - si spiega ancora nella proposta - con le associazioni di categoria per definire misure contenitive specifiche aggiuntive». Le proposte sono state formalizzate oggi al Governo dal presidente della Regione Lombardi, Attilio Fontana, in accordo con i sindaci della Lombardia. Le richieste, prosegue la nota della Regione, andrebbero ad integrare il DPCM 8 marzo 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 59 dell'8 marzo 2020. Leggi l'articolo completo su
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