Lo scarso numero di download fa dire agli esperti che «Immuni è praticamente inutile». Cioè non funziona, non riesce a tracciare casi di presunto contatto con il Covid-19 perché avrebbe dovuto raggiungere il 60% di attivazioni: circa 25 milioni di italiani, considerando che può accedere all’App solo la popolazione sopra i 14 anni.
Secondo lo studio del Big Data Institute di Oxford, perché siano utili nel contenere i contagi, le App di tracciamento dovrebbero essere scaricate da almeno il 20% della popolazione. «È una base che tornerà utile in autunno, quando potrebbe esserci un numero superiore di contagi», prova a consolarsi il commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri.
Ma l’Italia non è l’unico Paese dove non c’è stata una corsa all’App. In Francia è andata anche peggio: su 1,8 milioni di utenti che hanno scaricato l’App “StopCovid”, più di un quarto l’ha già disinstallata (460 mila). Anche in Giappone il primo bilancio dell’App “Cocoa” è negativo: l’applicazione, infatti, è stata fermata dopo alcuni giorni perché presenta problemi tecnici. In controtendenza la Germania, dove invece “Corona Warn-app” ha raggiunto e superato i 15 milioni di download.
E bisogna dichiarare “chiusa” l’Indagine Sierologica Nazionale senza che siano state raggiunte le 150 mila persone selezionate dall’Istat: i reagenti infatti sono scaduti da qualche giorno. Organizzato dal ministero della Salute in collaborazione con l’Istituto di statistica e la Croce Rossa, lo studio doveva durare solo due settimane: invece si è protratto fino a oltre un mese e mezzo. I dati reali non sono stati resi noti: si sa solo che, fino alla prima settimana di luglio, avevano aderito 70 mila persone. Un campione da rielaborare, oppure del tutto insufficiente.
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