Colosseo, Consiglio di Stato: "Sì al Parco ​archeologico". Accolto il ricorso del Ministero

Colosseo, Consiglio di Stato: "Sì al Parco archeologico". Accolto il ricorso del Ministero
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, lo annuncia via Twitter: «Il Consiglio di Stato annulla sentenza Tar Lazio. Ripartono il Parco Archeologico #Colosseo e la selezione internazionale per il direttore».

Colpo di scena nella vicenda che riguarda l'Anfiteatro Flavio: la sesta sezione del Consiglio di Stato, con due diverse sentenze depositate oggi, ha accolto gli appelli del responsabile del Mibact contro le due sentenze dei giudici del tribunale amministrativo di via Flaminia che si erano pronunciati a favore del Campiglio per l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo e per la nomina del suo direttore attraverso un concorso internazionale. 

Il Campidoglio, infatti, nella figura del sindaco Virginia Raggi e del suo vice nonché assessore alla Cultura, Luca Bergamo, si era opposto alla nuova riorganizzazione delle soprintendenze romane che tra le altre cose prevedeva, per l'appunto, l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo, che avrebbe avocato a sé la gestione del Foro Romano, Palatino e Domus Aurea, in quanto «lesiva degli interessi di Roma Capitale».  

I giudici di palazzo Spada, però, si sono pronunciati a favore del ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Nel dettaglio, il Consiglio di Stato si pronuncia su tre questioni: quella del necessario coinvolgimento di Roma Capitale nel processo decisionale, quella della fonte istitutiva ed infine quella in merito al conferimento dell’incarico di direzione del Parco archeologico del Colosseo anche a cittadini non italiani. La prima riguarda la necessità di coinvolgere, per assicurare il principio di leale collaborazione, Roma Capitale nella fase di istituzione del Parco archeologico.

I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che sia necessario distinguere la fase di organizzazione amministrativa da quella di esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale. La prima fase, che viene in rilievo con la istituzione del Parco – poiché riguarda la creazione di uffici dirigenziali statali – rientra nell’esclusiva competenza legislativa dello Stato e amministrativa del Ministero. L’esigenza di assicurare il principio di leale collaborazione viene in rilievo nella seconda fase che è quella della gestione dei beni.

La seconda questione affrontata dal Consiglio di Stato è relativa alla natura della fonte istitutiva del Parco. I giudici d’appello hanno ritenuto che la legge speciale di disciplina della materia autorizzasse il Ministero ad adottare un decreto non regolamentare.

La terza questione esaminata ha riguardato la possibilità che incarichi, quale quello di Direttore del Parco archeologico, possano essere attribuiti anche a cittadini non italiani. I giudici di Palazzo Spada hanno affermato che il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia ammettono che sia consentita una riserva di posti a soli cittadini italiani, con deroga al principio generale di libera circolazione dei cittadini europei, soltanto in relazione a posti che implicano l’esercizio, diretto o indiretto, di funzioni pubbliche, quali sono, in particolare, quelle poste in essere nei settori delle “forze armate, polizia e altre forze dell’ordine pubblico, magistratura, amministrazione fiscale e diplomazia”.


Nel caso in esame il Consiglio di Stato ha ritenuto che il Direttore del Parco non è chiamato a svolgere tali funzioni, in quanto il bando di gara gli attribuisce compiti che attengono essenzialmente alla gestione economica e tecnica del Parco. Si è, pertanto, ritenuta legittima la previsione di una selezione pubblica internazionale. Leggi l'articolo completo su
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