Ciro Grillo, spunta l'ipotesi droga dello stupro. La perizia choc della difesa della vittima

La consulenza medico-legale depositata da Giulia Bongiorno, legale della ragazza che accusa il figlio di Beppe Grillo e tre suoi amici (Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria)

Ciro Grillo, la perizia di parte della ragazza: «Possibile uso di droga dello stupro»

Caso Ciro Grillo, la perizia del medico legale: «In linea puramente teorica non è possibile escludere l'uso della cosiddetta droga dello stupro. Si tratta di sostanze particolarmente insidiose in quanto inodori e incolori, liquidi facilmente mescolabili a qualsiasi bevanda senza che la vittima se ne possa accorgere».

 

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A scriverlo è il professor Enrico Marinelli, incaricato di una consulenza in vista dell'udienza preliminare di venerdì prossimo a Tempio Pausania. Le indagini su quanto avvenne tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo proseguono, anche per accertare la verità di fronte a versioni piuttosto contrastanti. Silvia, la ragazza 21enne presunta vittima dello stupro di gruppo, accusa Ciro Grillo e gli amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria di essere stata stordita e sottoposta a violenza sessuale di gruppo. La ragazza in un primo momento aveva accusato solo Corsiglia, poi aveva puntato il dito contro tutto il gruppo. I quattro ragazzi, invece, sostengono che il sesso fosse consenziente e che Corsiglia non c'era, perché si era addormentato.

 

In casa c'era anche Roberta, l'amica di Silvia. Le due ragazze erano andate al Billionaire e lì avevano conosciuto i quattro ragazzi, che poi le avevano invitate nella residenza della famiglia Grillo, a Cala di Volpe. Una volta nella villa, Roberta si era addormentata sul divano e tre dei ragazzi avevano iniziato a scattare fotografie e a girare un breve video in pose e atteggiamenti osceni accanto a lei.

 

Silvia è difesa dall'avvocata Giulia Bongiorno, che ha depositato la consulenza del professor Marinelli. La perizia, pur essendo di parte e strettamente teorica, potrebbe cambiare la situazione: gli inquirenti, finora, non avevano mai ipotizzato l'utilizzo di droga dello stupro. Secondo la perizia, il blackout che aveva colpito la ragazza potrebbe essere spiegato proprio con l'assunzione di Gbl: «Un'amnesia senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere».

 

La ragazza ha sempre sostenuto di essere stata costretta a bere, quella sera, un cocktail composto da vodka e Lemon Soda. Gli imputati sostengono che il sesso era consenziente e la ragazza perfettamente lucida, ma la perizia di parte, basata sui tassi alcolemici e su altre indicazioni scientifiche, sostene che Silvia «non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo perché l'alcol scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione». Inoltre, come riporta il Corriere della Sera, si legge sempre nella perizia, «è presumibile con alto grado di probabilità, che i presenti fossero tutti coscienti della sua temporanea incapacità di autodeterminazione».

 

Nella stessa perizia, inoltre, il racconto della ragazza viene considerato non solo credibile, ma anche compatibile con gli accertamenti medico-legali eseguiti il giorno della denuncia. Silvia presentava infatti lesioni su braccia e gambe, compatibili con una costrizione fisica, oltre ad un disturbo post-traumatico da stress. Il tutto era stato accertato al Soccorso violenza sessuale della Mangiagalli di Milano.

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