Avrebbe ucciso la compagna di una vita, perché gli aveva ristretto la disponibilità economica, a causa del vizio crescente per il gioco. Giuseppe Pitteri, autista in pensione di 65 anni, non accettava che la donna, Cinzia Luison, 60 anni, rinomata parrucchiera di San Stino di Livenza, nel veneziano, insieme alle due figlie Noemi e Greta, si fosse rivolta ad un avvocato, quindi al tribunale di Venezia per nominare un amministratore che gestisse le sue finanze. Una cautela che l'uomo subiva come un sopruso, a cui aveva iniziato a reagire con comportamenti violenti. Una rabbia sfociata nel femminicidio di martedì scorso.
Furia omicida
Il giorno del delitto, all'ora di pranzo, quando Cinzia è tornata a casa dal lavoro, il 65enne l’ha colpita più volte, una decina di colpi alla testa con una bottiglia di vetro, sbattuta contro il muro e la porta oppure ferita a morte con un altro corpo contundente; la dinamica dell'omicidio è ancora al vaglio degli inquirenti, che hanno definito come «una violenza inaudita», i colpi inferti dall'uomo.
Figlia sconvolta
Dopo il femminicidio, Pitteri ha subito composto il numero dei carabinieri, per autodenunciarsi: «Ho ucciso mia moglie, sono qui venitemi ad arrestare». Purtroppo anche prima dei militari, ha assistito alla scena da incubo, una delle figlie della coppia, Greta di 22 anni, che ha visto la madre a terra ricoperta di sangue ed il padre in piedi, per poi fuggire e chiedere aiuto. All'arrivo dei carabinieri, l’omicida aveva i pantaloni pieni di sangue, mentre la vittima era distesa tra la cucina e il soggiorno, aveva la testa completamente sfasciata, i denti rotti e la mandibola fratturata. L'autopsia servirà a capire se l'aggressione sia avvenuta di sorpresa, senza lasciare alla vittima alcuna possibilità di difesa; pare, infatti, che nessuno dei vicini abbia sentito alcun rumore o grida proveniente dall'appartamento.
Debiti
La donna, preoccupata per i problemi che stava vivendo il compagno, lo ha portato da uno psicologo e poi si è rivolta ad un avvocato per richiedere un amministratore di sostegno. «I rapporti tra i due erano freddi da qualche tempo», ha detto il procuratore incaricato della vicenda, anche perché tra i due, la donna era più benestante e pare che Pitteri lo vivesse come un disagio, tanto da aver iniziato a sfogare la frustrazione con il gioco, specialmente quello alle macchinette dei locali. Ora l’uomo è rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla convivenza.
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