Banda in trasferta da Napoli a Roma: dieci arresti per 68 colpi in pochi mesi

Le rete aveva un giro d’affari complessivo intorno ai due milioni e mezzo di euro

Banda in trasferta da Napoli a Roma: dieci arresti per 68 colpi in pochi mesi

Scacco matto della procura capitolina alla gang della truffa agli anziani. Un giro di affari stimato intorno ai due milioni e mezzo di euro, quello messo su dalla rete di truffatori che da Napoli razziavano soldi e gioielli nella Capitale. Risparmi di una vita e ricordi di persone care, sottratti alle persone più indifese: gli anziani di Roma, ma anche abruzzesi e pugliesi. È il primo risultato di una certa rilevanza, quello raggiunto dalla squadra mobile di Roma, dagli agenti del commissariato Viminale e dalla polizia locale di Roma Capitale e di Napoli. L'indagine ha portato infatti all'arresto di 10 persone, tra le quali anche i quattro promotori che da Napoli costituivano la regia delle truffe con le ingegnose, quanto becere messe in scena.

Sono 68 i colpi che le forze dell'ordine sono riuscite a ricollegare alle attività del gruppo. Quasi una "centrale operativa" della truffa, che guidava e dava indicazioni alle "squadre" di esattori inviate nelle aree dove, telefonicamente, la "centrale" individuava la vittima e tesseva la trama della truffa. La zona meglio battuta era quella del rione Monti a Roma, dove gli episodi erano talmente tanti da essere diventati una vera emergenza.

Il Commissariato Viminale, da inizio 2021, è stato tempestato dalle denunce presentate dagli anziani della zona. Gli investigatori hanno riscontrato che il modus operandi era sempre lo stesso, Nel corso dell'operazione di ieri sono stati trovati e sequestrati contanti per un totale di 65.000 euro. A quanto accertato dagli investigatori, la base dell'organizzazione era in un appartamento nel centro storico di Napoli. Da lì partivano le telefonate alle vittime e confluivano i proventi dei vari colpi. A capo del gruppo, due uomini. Uno elaborava i piani criminali, individuava i bersagli e suddivideva tra gli associati il bottino. L'altro procacciava i “citofoni”, ossia cellulari con intestazioni fittizie che venivano usati per commettere una sola truffa e poi gettati per non lasciare tracce.

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