«Voglio morire per Allah» ha urlato Saidou Mamoud Diallo mentre lo accompagnavano in questura, una frase che sembra sia solo il frutto di uno stato di alterazione mentale e non una prova di radicalizzazione: la Digos sta verificando, muovendosi tra i moltissimi alias forniti nel tempo dall’uomo. Il 29enne ha precedenti per lesioni, minacce, e resistenza. Lo scorso 4 luglio il questore di Sondrio aveva emesso un ordine di espulsione che è scaduto sette giorni dopo.
Eppure Diallo era ancora in Italia e sembra non avesse intenzione di andar via a breve. Attorno alle 12,40 di ieri è stato notato sul lato di piazza Luigi di Savoia da un dipendente delle navette per gli aeroporti. L’africano indossava un bermuda beige, una polo bianca a righe rosse e blu, un sacco a pelo giallo e uno zainetto. Aveva uno strano comportamento, si è avvicinato agli autobus e ha iniziato a inveire contro il personale che gli ha chiesto se avesse bisogno di aiuto. Lui ha risposto estraendo un coltellino multiuso.
I dipendenti si sono barricati a bordo del mezzo e hanno chiamato immediatamente la polizia. Tre volanti sono arrivate sul posto, memori dell’aggressione del 18 maggio subita dai loro colleghi da parte del 20enne italo-tunisino Hosni. Si sono presentati con il giubbotto in kevlar studiato per resistere anche alle lame. Il 29enne ha minacciato i poliziotti ma è stato facilmente atterrato e bloccato all’altezza della galleria delle carrozze. Una volta a terra, ormai già neutralizzato, è riuscito con una mossa fulminea a colpire alla spalla destra un agente di 31 anni. Ed a riaprire le polemiche. Leggi l'articolo completo su
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