Le condanne erogate dai giudici nolani vanno dai 10 agli 8 mesi di carcere, con multe che oscillano dagli 800 ai 400 euro. Per quattro dipendenti comunali, in particolare, il giudice Imparato ha concesso il beneficio della sospensione della pena condizionandolo però allo svolgimento di attività non retribuite in favore dell’ente locale. In pratica, i quattro dovranno, se vogliono evitare il carcere, lavorare gratis per 10 giorni nel momento in cui la sentenza passerà in giudicato. Inoltre i 40 impiegati condannati dovranno versare una provvisionale di 5000 euro e risarcire al Comune 3100 euro per le spese processuali sostenute.
Poco più di una settimana fa la procura nolana aveva chiesto ben 76 anni di carcere per i 60 dipendenti comunali di Acerra con pene che oscillavano dai 16 mesi a un anno di reclusione a secondo se gli episodi contestati fossero maggiori o minori di due. A rinviare a giudizio 61 dei 62 dipendenti del Comune di Acerra accusati di marcare reciprocamente i badge per coprire ritardi ed assenze dal lavoro fu a marzo di due anni fa il Gup di Nola Martino Aurigemma. Ci vollero oltre 7 ore di camera di consiglio al termine delle quali Aurigemma accolse, dopo ben sei tra udienze e rinvii, la quasi totalità delle richieste avanzate in precedenza dal gip Paola Borrelli. L’unica posizione archiviata dal giudice per l’udienza preliminare fu quella di un vigile urbano ritenuto estraneo alla truffa.
Successivamente, un altro impiegato sotto inchiesta si ammalò e morì. Dai controlli effettuati dai poliziotti del commissariato locale all’epoca diretto dal vicequestore Vincenzo Gioia, nella primavera del 2013 venne appurato il giro di presenze o uscite timbrate al posto dei colleghi assenti. Un malcostume evidenziato anche durante il blitz messo in atto dalla polizia a giugno di tre anni fa. Fu in quell’occasione che una ventina di dipendenti furono sorpresi a varcare frettolosamente i cancelli d’ingresso del Municipio. Altri 15 addirittura risultarono assenti. Ma è dalle immagini fornite dalle telecamere che gli inquirenti dedussero le maggiori indicazioni che portarono al rinvio a giudizio per 61 dipendenti (su di un totale di oltre 270 in servizio) accusati a vario titolo di truffa. Per 13 impiegati, la cui posizione fu ritenuta particolarmente grave, fu addirittura disposto l’obbligo di firma presso il locale commissariato di ps, successivamente revocato dal tribunale del Riesame. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it