Di amicizia tra i due non se n’è mai parlato. Perché amici non erano, piuttosto conoscenti assai diversi nel carattere, nella personalità e negli interessi. Due mondi agli antipodi, hanno detto familiari e amici di Trifone e Teresa, con poco o nulla in comune.
Gli inquirenti hanno scavato a fondo nella vita delle due vittime e in quella di Ragone, alla ricerca del più piccolo dettaglio che potesse portare un po’ di luce nel possibile movente del duplice omicidio, portato a termine con una freddezza e una lucidità degna di un professionista o di una persona divorata dal rancore e dall’odio. Sentimenti forti, come follemente tragica è stata la decisione di andare al palazzetto dello sport con la pistola appresso, di aspettare l’uscita dei due fidanzati dalla palestra di pesistica e di attendere ancora che Teresa e Trifone entrassero in auto per scaricare loro addosso quella rabbia raccontata dai proiettili di una vecchia Berretta 7,65. Uno dopo l’altro senza alcuna interruzione. Ma se l’odio che il caporale covava per quel commilitone alto, bello e pieno di vita era così abnorme, è possibile che nessuno tra gli amici, soprattutto della caserma, non si sia mai accorto di quel sentimento comunque devastante? ...
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