Corona, il giallo del collaboratore con una pistola rubata. Lo staff: «È solo un fan»
Corona racconta della sua inchiesta nel boschetto milanese: «Questi ragazzi hanno la morte vicino, c’è gente che va lì perché è l’unico posto in tutta Europa dove puoi comprare eroina e cocaina con un euro. Avevano il dolore e la sofferenza». Poi parla del tempo passato in carcere: «Mi ha reso più cattivo, non riesco a volere bene alle persone, divento insofferente: mi succede anche con le donne, non ho più la capacità di dedicarmi agli altri, penso solo a me stesso».
Corona e la pistola rubata, lui s'infuria su Instagram: «Sono in esecuzione pena»
Poi la testimonianza di Laura e Tommaso, due ragazzi attualmente in comunità per disintossicarsi grazie all’intercedere dello stesso Corona, che li ha conosciuti quando lei lanciò una pietra proprio verso la sua auto, sempre a Rogoredo tempo fa. «In Italia mancano gli strumenti per uscire dalla droga - dice Laura - tante persone se ne avessero la possibilità uscirebbero da queste realtà. Ognuno ha la sua storia. I miei genitori sono morti da anni, la mia tossicodipendenza è iniziata quando si è ammalata mia madre, poi sono cambiata totalmente a causa della droga».
Ascolti tv, a Non è l'Arena Corona diventa un angelo custode
«Tommaso fece 18 mesi di comunità, è stato pulito e poi ci è ricaduto per un problema sentimentale», racconta Corona. «Grazie a Fabrizio stiamo meglio - dice lo stesso Tommaso - ci ha preso, ci ha portato qua, stiamo affrontando un discorso per prendere in mano il nostro futuro». «Aiutando voi aiuto anche me stesso», gli risponde Corona. «Cercate aiuto nelle persone fidate, parlate dei vostri problemi», consiglia poi Tommaso ad altri giovani che si trovano nella loro situazione. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it