Chiara Ferragni e la beneficenza, dopo il pandoro l'indagine si allarga anche alle uova di Pasqua. La Procura di Milano, che l'altro ieri ha aperto una inchiesta senza indagati né titolo di reato, sul caso del dolce natalizio di Balocco pubblicizzato dalla nota influencer con una sorta di campagna benefica, adesso vuole vederci chiaro anche sul caso uova di Pasqua, realizzate in collaborazione con Dolci Preziosi.
L'indagine della Procura
Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, titolare del fascicolo, ha firmato la delega al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf per compiere accertamenti pure sull'operazione legata alle uova pasquali di Dolci Preziosi. L'azienda ha chiarito di non avere responsabilità nell'affaire beneficenza.
Le indagini milanesi quindi punteranno a capire se sia per il pandoro, costato alla influencer e alla Balocco una maxi multa dell'antitrust, sia per le uova di Pasqua si sia trattato o meno di una presunta operazione commerciale della Ferragni mascherata in campagna di beneficenza per raccogliere fondi da devolvere ai bimbi malati.
La sponsorizzazione delle uova di Pasqua, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe avvenuta con lo stesso schema del dolce natalizio.
Il legale di Ferragni in Procura
Marcello Bana, legale dell'imprenditrice, si è presentato al quarto piano del Palazzo di giustizia per incontrare l'aggiunto Eugenio Fusco, titolare del fascicolo, a fornire tutta la documentazione sulla vicenda. Dalla Procura è arrivato ieri il 'mandato' al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza a prendere copia, a strettissimo giro, della multa inflitta dall'Antitrust alla società di Chiara Ferragni e alla Balocco per pratica commerciale scorretta riguardo alla vendita del Pandoro rosa commercializzato nelle festività 2022.
Tre le sanzioni comminate: 420 mila euro al gruppo dolciario piemontese, 400 mila euro alla Fenice della Ferragni e 675 mila euro alla Tbs Crew che è sempre di proprietà della influencer. Sul tavolo di Fusco si attendono le copie dei contratti, ma anche di tutti gli eventuali scambi via mail tra la società con sede in provincia di Cuneo e Ferragni che possano spiegare quello che l'imprenditrice ha definito un «errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficenza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali».
Solo una volta raccolti e ricostruiti i fatti, contestati da un esposto inviato da Codacons in 104 procure, Chiara Ferragni potrebbe essere sentita per chiarire aspetti di una vicenda che le sta causando diverse e feroci critiche.
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