Condannato a 17 anni di carcere un adolescente di 15 anni, responsabile dell'omicidio del coetaneo Roberts Buncis, pugnalato 70 volte in quello che il griudice ha definito come un «assalto brutale e prolungato». Il caso che ha sconvolto tutta la Gran Bretagna risale allo scorso 12 dicembre quando Roberts e il suo assassino si erano dati l'appuntamento per incontrarsi vicino casa, nella cittadina di Boston nel Lincolnshire inglese.
L'adolescente lo avrebbe attirato in un bosco e lì avrebbe iniziato a colpirlo ripetutamente. Per i giudici, che hanno trascorso poco meno di due ore in camera di consiglio, il ragazzo condannato avrebbe mostrato un «significativo livello di premeditazione e pianificazione». Inoltre il responsabile del delitto non avrebbe mostrato «nessun segno di rimorso».
La vicenda
Al centro dell'incontro tra i due adolescenti una partita di droga: 50 grammi di cannabis che l'aguzzino avrebbe promesso a Roberts Buncis in cambio di un'ingente somma di denaro. Il condannato durante tutte le udienze del processo ha sempre insistito sul fatto di aver agito per legittima difesa e di aver "perso il controllo" vedendo che il dodicenne si era portato dietro un coltello. La presuta arma però non è mai emersa dalle indagini, rendendo pertanto inattendibile la versione dell'assassino. Dopo l'omicidio l'adolescente avrebbe tentato di nascondere le sue tracce, bruciando i vestiti indossati al momento dell'accoltellamento e inscenando un alibi.
Le parole del padre della vittima
Edgars Buncis, padre di Roberts, ha raccontato tutto il suo dolore alla stampa locale per la perdita del figlio: «Da quel giorno mi sento svuotato. Non è accettabile tutto quello che è successo. Nessun padre dovrebbe esser costretto a seppellire un figlio». «La mia vita non ha più senso ed è come se fosse stata seppellita anch'essa in quella bara. Ho perso qualsiasi scopo di vita», ha aggiunto tra le lacrime il signor Buncis.
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