Taiwan: «Cina pronta a farci la guerra». Perché la crisi potrebbe scatenare un conflitto mondiale

Per gli analisti di guerra, la crisi di Taiwan potrebbe diventare motivo di scontro tra Cina e Stati Uniti

Taiwan la scintilla per la guerra mondiale: «La Cina si sta preparando ad attaccarci, ma dovrebbe pensarci due volte»

Taiwan teme che la Cina si stia preparando alla guerra. Il ministro degli Esteri di Taipei, Joseph Wu, ha spiegato in un'intervista alla Cnn che dal loro punto di vista Pechino «sembra star provando a essere pronta a scatenare la guerra contro Taiwan». La tensione tra i due Paesi orientali è ritenuta da molti il più grande rischio di una guerra mondiale tra Stati Uniti, Cina e i rispettivi alleati.

 

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Taiwan, aumenta la tensione

Dopo tre giorni e passa di manovre militari tutte attorno all'isola, con simulazione di attacchi di precisione, il ministro ha espresso la sua ferma condanna. L'intelligence Usa ritiene che Xi Jinping abbia ordinato ai militari di essere pronti all'invasione per il 2027. Wu risponde: «I leader cinesi ci penseranno due volte prima di decidere di usare la forza contro Taiwan», ma Taiwan deve essere «semplicemente preparata».

Pechino ha lanciato la sua minacciosa manovra aero-navale attorno a Taiwan dopo una visita del presidente Tsai Ing-wen negli Stati Uniti, dove ha incontrato diversi parlamentari. Alla domanda di Cnn se la visita sia costata troppo a Taipei, il ministro Wu ha risposto: «La Cina non può prescrivere come Taiwan faccia le sue amicizie. E la Cina non può dettare come i nostri amici vogliano aiutare Taiwan». Il presidente francese Emanuel Macron nei giorni scorsi sulla sua visita a Pechino e l'incontro con Xi ha detto che «il paradosso sarebbe se, sopraffatti dal panico, credessimo di essere solo seguaci dell'America». La domanda «a cui gli europei devono rispondere: è nel nostro interesse accelerare una crisi su Taiwan? No. La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dobbiamo diventare seguaci di questo argomento e prendere spunto dall'agenda degli Stati Uniti e da una reazione eccessiva cinese». Il ministro degli Esteri taiwanese a questo ha risposto: «Stiamo ancora cercando di capire cosa abbia detto e cosa voglia dire per il governo francese», aggiungendo che il governo di Parigi «ha mostrato sostegno a Taiwan».

 

Perché può scoppiare la guerra mondiale

Da quando Taiwan ha dichiarato l'indipendenza, la Cina ha sempre sostenuto di volerla riconquistare. Taipei è diventata strategica, non solo per la sua posizione geografica, ma anche economicamente - è la più grande produttrice al mondo di microchip - e la questione è diventata cruciale, sia per Pechino che per gli Stati Uniti, che tengono Taiwan "sotto controllo" per non permettere alla Cina di conquistare un anello strategico nell'economia mondiale. Washington ha sempre sostenuto pubblicamente la causa di Taiwan e avvisato Pechino che un attacco ricondurrebbe a una risposta dell'esercito americano. Xi, presidente cinese, non ha mai fatto passi indietro. Quando la Cina si sentirà pronta a contrastare gli Stati Uniti anche sul campo di battaglia, lo scontro sarà inevitabile.

 

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Le esercitazioni della Cina

L'obiettivo dichiarato della Cina con le «esercitazioni congiunte per affilare la spada», le seconde su larga scala in meno di un anno, era di testare la capacità del suo Esercito popolare di liberazione nel controllo di mare (mobilitando la portaerei Shandong), aria e spazio informativo dentro e intorno a Taiwan, che il presidente Xi Jinping ha promesso di riunificare alla madrepatria anche con la forza, se necessario. I tre giorni di 'war games' - in risposta all'incontro della scorsa settimana a Los Angeles tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera Usa Kevin McCarthy - si sono conclusi lunedì, ma le forze armate di Pechino hanno continuato anche oggi ad operare intorno all'isola. Il ministero della Difesa di Taipei ha rilevato fino alle 11 locali (le 5 in Italia) 26 jet militari e nove navi da guerra cinesi: Pechino «ha inviato suoi aerei militari che hanno attraverso la linea mediana dello Stretto di Taiwan dal nord, dal centro e dal sud», ha riferito il ministero in una nota.

Un attivismo che ha rilanciato i timori di nuova normalità, con i correlati timori degli esperti su un aumento del rischio di escalation. La presidente taiwanese Tsai, in un post notturno su Facebook, ha criticato il comportamento «irresponsabile» della Repubblica popolare che ha portato l'isola ad essere il bersaglio di attacchi simulati su obiettivi strategici. «In qualità di presidente, rappresento il mio Paese nel mondo», ha scritto Tsai. Le visite all'estero, comprese le tappe negli Usa, «non sono nuove e sono ciò che la gente si aspetta. Tuttavia, la Cina sta usando le manovre militari per l'instabilità a Taiwan e nell'area e non è un atteggiamento responsabile di una potenza regionale». La presidente ha ringraziato i militari di Taipei per «il lavoro fatto, l'alto grado di professionalità e il senso della missione» di fronte a scenari complessi, aiutando a far scorrere la vita nell'isola normalmente, come confermato dalla visita in corso di una delegazione di parlamentari canadesi.

E, come simbolo di resistenza alle pressioni del Dragone, i taiwanesi hanno continuato ad acquistare il distintivo apparso sul braccio di un pilota che ispeziona un jet da combattimento, secondo una foto diffusa sabato dall'agenzia di stampa militare di Taipei: un arrabbiato orso nero di Formosa che tiene in mano la bandiera di Taiwan e prende a pugni Winnie the Pooh (che rappresenta il presidente Xi), con lo slogan 'Scramble!', riferito alle missioni che i piloti militari dell'isola devono fare con più frequenza contro le incursioni cinesi. A Pechino, sulla presenza militare odierna, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha tagliato corto, assicurando che «la Cina adotterà in modo risoluto misure forti per proteggere la sovranità nazionale e l'integrità territoriale», perché Taiwan «è una parte inseparabile del territorio cinese».

Dal Giappone, il ministro della Difesa Yasukazu Hamada ha espresso tutta l'irritazione di Tokyo verso operazioni militari definite un «addestramento intimidatorio» per il controllo di mare e aria intorno a Taipei, attrverso un «atteggiamento intransigente. Continueremo a seguire la situazione». Intanto Filippine e Stati Uniti hanno iniziato oggi le loro più grandi manovre militari congiunte 'Balikatan' ('fianco a fiancò), in funzione anti- Cina: 18.000 i soldati coinvolti, impegnati nel lancio di proiettili veri per la prima volta nel mar Cinese meridionale, che Pechino rivendica quasi interamente. Previste anche operazioni di atterraggio di elicotteri su un'isola filippina a nord dell'isola di Luzon, distante appena 300 km da Taiwan.

 

 

 

 

 

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