«I giovani non hanno voglia di lavorare», una frase che ormai da tempo viene utilizzata in maniera dispregiativa per sottolineare un cambiamento effettivo nella concezione di "lavoro" da parte delle nuove generazioni, in particolare i millennial e la gen z. In effetti, è vero: a queste condizioni, in questa società, molti giovani non vogliono lavorare.
Infatti, sui social spopolano le lamentele di ragazze e ragazzi che hanno appena mosso i primi passi nel mondo del lavoro e che già non vedono l'ora di uscirne, ventenni e trentenni che non comprendono come sia possibile vivere con la consapevolezza di dover rimanere fino alla vecchiaia stretti in un ufficio, otto o più ore al giorno, dal lunedì al venerdì. Un loop che non sembra avere fine.
Non si tratta di un disagio nuovo, ma di un cambiamento serpeggiante e sempre più diffuso che è iniziato già nel 1992, quando Vicki Robing e Joe Dominiguez hanno utilizzato il termine "FIRE" nel libro "Your Money, Your Life" (I tuoi soldi, la tua vita), un bestseller. Ma cosa vuol dire "FIRE"? Non parliamo del fuoco, ma dell'acronimo di "Financial Independence, Retire Early", vale a dire "Indipendenza finanziaria, in pensione presto".
Pensione prima dei 40: come funziona
Nel libro, si chiedeva al lettore cosa fose disposto a dare in cambio dei soldi.
Seguire il modello FIRE, quindi, vuol dire riuscire a identificare ciò di cui si ha bisogno e avere la stabilità finanziaria necessaria per potersi "liberare" dal turno 9-17, spendere i propri soldi in maniera consapevole, tagliare le spese inutili e risparmiare dove e quando è possibile farlo. Il progetto comincia durante la gioventù mettendo da parte abbastanza soldi, abbastanza da potersi permettere una pensione anticipata, preferibilmente prima dei 40 anni.
Il primo passo consiste nel capire quanti soldi saranno necessari per poter mantenere il proprio stile di vita dopo la pensione. Poi si inizia a fare sul serio, e qui le modalità sono diverse ma, generalmente, di due tipi: risparmio da una parte (tramite acquisti di seconda mano e il fai da te) e incremento dei guadagni dall'altra, soprattutto tramite investimenti alquanto corposi. In effetti, chi si dedica al FIRE arriva a investire tra il 50% e il 75% dei profitti.
Eppure, questo approccio non è per tutti. Secondo quanto riportato da La Repubblica, infatti, la ricercatrice Mi Ah Schoyen dell'Università Metropolitana di Oslo crede sia un sogno realizzabile soltanto da chi è già benestante: «Il dipendente medio non guadagna abbastanza per poterlo fare». Questa barriera sembrerebbe essere una sicurezza per il mantenimento dell'attuale sistema welfare, che non riuscirebbe a sostenere il peso di una popolazione che non vuole più contribuire col proprio lavoro.
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