Domani potrebbe toccare all'Italia, anche se da noi la Capitale non è una scintillante cattedrale nel deserto come negli altri paesi dell'Ue. Il problema italiano è un altro, non meno serio: il divario sempre maggiore tra un nord che corre e un sud che arranca. Affinché domani teatro della protesta non sia l'Italia bisogna lavorare presto e concretamente per ridurre questo divario. Perché troppi investimenti solo al nord sono, sì, ricchezza ma rischiano di trasformasi anche in un autogol che accrescerebbe la tensione e l'invidia sociale. E con gli autogol non si vincono le partite. Va dunque colto il campanello d'allarme inglese e il grido di dolore francese. Bene dunque l'annuncio del premier Giuseppe Conte sui grandi investimenti nelle opere pubbliche. Ma si impone una distribuzione che porti ricchezza ovunque e soprattutto punti a ridurre il gap tra il nord e il centrosud.
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