Adesso, il premier ha rilanciato con un'iniziativa che evoca metodi d'altri tempi, ma formalizzata da un comunicato ufficiale: Un milione di euro a chiunque fornisca informazioni per identificare i responsabili dell'omicidio. Perché «questo è un caso di straordinaria importanza e richiede misure straordinarie e deve essere fatta giustizia, qualunque sia il costo», ha spiegato il governo, promettendo la «piena protezione - garantita da una legge sugli informatori - a chi testimonierà sotto giuramento davanti ad un magistrato inquirente ed in tutte le fasi successive del processo». A patto che le informazioni siano «corredate da prove». Le testimonianze, si specifica, potranno essere «fornite alla polizia anche in via confidenziale». Tale precisazione evoca l'ambiente estremamente torbido in cui l'omicidio della giornalista è maturato. E che il figlio ha descritto senza mezzi termini, parlando di un Paese «mafioso» governato da «delinquenti» e corrotti, con un «clown» come premier di cui ha chiesto le dimissioni. «Mia madre - ha denunciato Matthew Caruana Galizia - è stata assassinata perché s'era messa di traverso fra lo Stato di diritto e chi vuole violarlo», e in questa battaglia «era sola». Le indagini, in effetti, si avvalgono anche del contributo di Fbi e Scotland Yard, e questo fa pensare che la giornalista abbia fatto un grosso squarcio nel velo degli affari della criminalità organizzata internazionale. Per averne un'idea, è emerso ad esempio che l'esplosivo piazzato nella sua auto era molto più potente di quello utilizzato in altri cinque attentati dinamitardi compiuti nell'isola negli ultimi sei anni ed attribuiti a regolamenti di conti tra gang criminali rival Leggi l'articolo completo su
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