La notizia della morte della ragazza per eutanasia ha scosso l'Italia nel pomeriggio di ieri ed è stata ripresa dai media nazionali scatenando forti reazioni. Come si legge nei tweet di Cappato, però, l'Olanda non avrebbe mai autorizzato la morte della ragazza, come aveva dichiarato lei stessa: «La domanda è stata rifiutata perché sono troppo giovane e avrei dovuto prima affrontare un percorso di recupero dal trauma psichico fino ad almeno 21 anni», si legge su gelderlander.nl.
L'intervista, rilasciata a dicembre 2018, racconta di come la richiesta di eutanasia sia astata rifiutata ma anche dei tentativi di suicidio e dei ricoveri subiti da Noa Pothoven, alla quale era stato persino indotto il coma per alimentarla artificialmente. Non dunque eutanasia legale per la 17enne, ma una morte cercata e ottenuta personalmente nel soggiorno di casa, circondata dalla famiglia, semplicemente smettendo di alimentarsi. Come avrebbe potuto fare in qualsiasi altro Paese, anche in Italia: la vicenda, infatti, aveva portato l'attenzione sulla legge olandese sull'eutanasia volontaria che si può richiedere già a 12 anni.
«Non esiste alcuna fonte che ci dica che lo Stato olandese abbia concesso l'eutanasia alla giovane Noa». Marco Cappato, leader dell'Associazione Coscioni e promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale, interviene sul caso della diciassettenne olandese che ha chiesto la morte per eutanasia a causa della sofferenza psichica seguita a una violenza subita da bambina, e che è morta domenica scorsa. «Esistono invece due fatti accertati - continua Cappato - fonti giornalistiche che riportano la decisione dell'Aja, che aveva rifiutato l'eutanasia chiesta dalla giovane, indicando 5 anni di trattamento prima di decidere. E il fatto che la ragazza avesse smesso di bere e di mangiare. Una decisione legale anche in Italia».
«L'Olanda ha autorizzato #eutanasia su una 17enne? Falso!!! I media italiani non hanno verificato. L'Olanda aveva rifiutato l'eutanasia a #Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentite e scuse». Lo scrive Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, in un post sulla sua pagina Facebook, intervenendo sulla vicenda della giovane olandese che ha ampio spazio oggi sui tutti i media.
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