E’ stata la stessa signora a segnalare l’opera alla Actéon, una casa d’aste di Compiègne. Loro l’hanno fatta valutare dal critico d’arte Eric Turquin, che ha fatto anche uno studio con i raggi infrarossi, valutandone anche l’eccellente stato di conservazione. Il prossimo 27 ottobre il quadro sarà messo all'asta. Sono attribuibili a Cimabue, artista italiano del pre-Rinascimento di fine Duecento, solo poche opere eseguite su legno.
Parla Sgarbi. Lo Stato «avrebbe il dovere» di comprare il "Cristo deriso", l'opera attribuita a Cimabue, trovata nella cucina di un appartamento in un piccolo comune a nord di Parigi. L'opera sarà venduto all'asta il 27 ottobre in Francia e il suo valore stimato è tra i 4 e i 6 milioni di euro. A sollecitare un intervento dello Stato è il critico d'arte Vittorio Sgarbi che, all'AdnKronos, spiega: «Due anni fa, quando apparve il dipinto di Leonardo "Il Cristo Benedicente Salvator Mundi", venduto all'asta a 450 milioni di dollari, l'Italia non diede un segno di vita. In questo caso sarebbe giusto che intervenisse: l'opera non solo ha un'importanza per la rarità d'autore ma perché la sua quotazione, benché in un mercato internazionale, sarà meno alta di quella di Leonardo. Anche se dovesse salire intorno ai 10 milioni di euro, lo Stato avrebbe il dovere di comprarlo».
«Dalle immagini che ho visto - osserva Sgarbi - è un'attribuzione condivisibile, molto vicino a quello che sappiamo di Cimabue. Turquin (l'esperto d'arte chiamato per valutare l'opera ndr) è un uomo molto d'impatto, che ha un grande estro della comunicazione. Ha avuto, qualche anno fa, la felice intuizione sul "Giuditta e Oloferne" di Caravaggio, ritirato dall'asta qualche mese fa perché non c'era un'universale considerazione sul nome».
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Un caso, questo, che «fece molto parlare». Più in generale per il critico d'arte «le aste francesi che erano meno importanti di quelle inglesi, hanno con questi colpi improvvisi un richiamo superiore al passato. Sono delle mosse molte efficaci. L'opera, poi, è sicuramente interessante e significativa. Questa volta, più ancora che nel caso del "Giuditta e Oloferne" di Caravaggio, sulla quale la critica ha mostrato delle riserve. Sono dei colpi ad effetto importanti», conclude Sgarbi Leggi l'articolo completo su
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