Uccisa da Hamas, ma non era convertita: i rabbini negano la sepoltura a una 26enne. L'ira della famiglia

La 23enne non aveva completato il percorso di conversione all'ebraismo. Il padre: «Nostra figlia è morta da ebrea»

Infuria il conflitto tra Israele e Hamas, che continua a mietere vittime. Tuttavia, all'interno del mondo israeliano restano irrisolti i problemi interni: lo dimostra la storia di Alina, vittima dei terroristi. Alla ragazza, come riporta il Corriere della Sera che cita i media israeliani, è stata negata la sepoltura in terra consacrata perché, al momento della sua morte, non aveva ancora completato il percorso di conversione alla religione ebraica.

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La polemiche

I rabbini hanno deciso: la salma 23enne Alina Falahati non potrà riposare in un cimitero ebraico consacrato. La decisione ai danni della ragazza, uccisa e sfigurata da Hamas, sta facendo discutere. Suo padre, infatti, ha dichiarato: «Nostra figlia è morta da ebrea tra gli ebrei».

Il suo caso non è l'unico: altre vittime, perlopiù di origine russa, non sono state inumate secondo le procedure della Halakha, la legge ebraica. La questione tiene banco da molto tempo: negli anni '90, infatti, il rabbinato si era rifiutato di riconoscere i soldati immigrati dalla Russia e morti in Libano. Negli ultimi anni, a causa del nuovo conflitto, questa problematica sta generando molte tensioni.

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