L'EFFETTO SPREAD
Dopo il verdetto giunto ieri da Bruxelles, la fuga dei risparmiatori dal tanto atteso Btp Italia è ormai agli atti. La raccolta ferma a 863 milioni, nei tre giorni di offerta ai risparmiatori, ha reso di fatto irraggiungibili le stime ottimistiche della vigilia, quando il Tesoro sperava di raccogliere fino a 8 miliari. Perché di questi tempi è vano sperare che gli investitori istituzionali aprano un paracadute fatto degli oltre 7 miliardi mancanti. Nemmeno la scadenza a 4 anni, l'indicizzazione ai prezzi (visti in salita nei prossimi anni) e il tasso minimo garantito dell'1,45% sono infatti bastati a convincere i risparmiatori. Se sia più colpa dell'incertezza anche politica che pesa sull'Italia o più colpa dello scontro con l'Europa sulla manovra, è difficile dirlo. Ma non deve consolare troppo che ieri lo spread sia sceso da 326 a 309 punti, mentre il rendimento dei Bpt perdeva 15 punti fino al 3,46%, proprio nel giorno della svolta di Bruxelles verso la procedura d'infrazione a carico del nostro Paese. Non è una consolazione, questa, soprattutto se nel frattempo sono saliti alle stelle i Cds (Credit default swap) a cinque anni sull'Italia. I contratti-polizza che proteggono dal rischio di insolvenza dello Stato italiano e dal rischio di uscita dall'euro, sono stati acquistati a piene mani fino a salire ai livelli del 2013. L'aria che tira sull'Italia rischia di durare ancora un po'. E le tensioni sullo spread si potranno far sentire sulla crescita, prima o poi. Ma se nei prossimi mesi, anche in coincidenza delle elezioni europee di maggio prossimo, la trattativa dell'Italia con l'Europa dovesse trovare una nuova rotta, la temperatura potrebbe scendere sui Btp italiani. Soprattutto se nel frattempo la Bce avrà rallentato l'uscita dalla fase della politica espansiva avviata ormai da anni. Leggi l'articolo completo su
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