Quattro conti in famiglia

Alberto Mattiacci
Tutti facciamo i conti. Almeno ogni mese confrontiamo entrate e uscite. Lo facciamo sia che siamo soli (i single) che in famiglia: in questo secondo caso spesso si sommano due, o più, redditi -stipendi, pensioni, parcelle; qualche fortunato vi aggiunge delle rendite -affitti, risparmi, eccetera- e qualche voce straordinaria. Poi, bollette, fatture, scontrini ed estratti conto alla mano, si va a vedere quanto si è speso. Se la somma delle entrate supera quella delle uscite, i contabili dicono che si ha un avanzo; viceversa, un disavanzo. Quest'ultimo va appianato: un prestito dal nonno risolve il problema e tutto cambia nome: debito. Chi assume un debito, si sa, ha l'obbligo di restituire il denaro ricevuto. Allo stesso tempo, però, si deve anche preoccupare di creare le condizioni per evitare i disavanzi, cioè: maggiori entrate e/o minori uscite. La famiglia non è uno Stato, però un piccolo parallelismo fra le due realtà è utile a capire dove sta il problema italiano. Tutto in due numeri: 26 mila e 42 mila.

Dice la UE che, alla fine 2020, ogni cittadino italiano avrà una situazione finanziaria dove il primo numero è il PIL, il secondo il debito. I rispettivi numeri dei cattivi olandesi sono 41 mila e 25 mila: esattamente l'inverso; quelli francesi, di 32 e 37 mila: maluccio ma meglio di noi. La Francia ha prodotto un ottimo progetto per usare il Recovery Fund, fatto di investimenti per il futuro. Noi parliamo di referendum. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it