Ermal Meta presto papà di Fortuna Marì: «Ho capito che volevo un figlio in Albania. Per 2 anni ho sofferto di attacchi di panico»

Il cantante ha parlato con Silvia Toffanin della sua carriera ma anche della gioia di diventare presto papà

Ermal Meta presto papà di Fortuna Marì: «Ho capito che volevo un figlio in Albania. Per 2 anni ho sofferto di attacchi di panico»

di Cristina Siciliano

Ermal Meta presto papà. L'annuncio a Verissimo da Silvia Toffanin durante la puntata di domenica 12 maggio.  Già nelle scorse settimane il cantante e la sua fidanzata Chiara Sturdà avevano condiviso un post Instagram, quattro giorni dopo il suo 43esimo compleanno, nel quale davano il lieto annuncio. Nel post, il cantante ha mostrato un piccolo maglioncino bianco e un ciondolo, rivelando che la bambina si chiamerà Fortuna. il nuovo album dell'artista, e non è un caso, si chiama proprio “Buona Fortuna”. 

I sogni di Ermal Meta

«Si chiamerà Fortuna Marì – ha annunciato Ermal Meta a Verissimo –. Con lei inizia il capitolo più bello della mia vita. La sogno tutte le notti ma non riesco a vedere il volto. Lei nascerà a giugno».

Perché non voleva diventare padre

Il cantante ha spiegato il motivo per il quale non era pronto a diventare papà. «Non ero pronto a diventare papà però l'anno scorso abbiamo fatto un'esperienza io e Chiara. Io frequento da qualche anno in Albania una casa famiglia. L'estate scorsa tre bambine hanno passato l'estate con noi.

Quando sono andate via abbiamo pianto tutti e due. Lì ho capito il significato di un pezzo di me. Sono state loro che ci hanno portato fortuna. Entrambi avevamo paura ma grazie a loro ci siamo visti con altri occhi ed abbiamo avuto coraggio».

Gli attacchi di panico

Meta, infine, ha raccontato a Silvia Toffanin di aver sofferto, per circa due anni, di attacchi di panico, che gli impedivano di vivere come avrebbe voluto i successi lavorativi, proprio nel momento di maggior successo della sua carriera: «Ne avevo un sacco, anche sul palco. Erano gli anni più belli per me dal punto di vista lavorativo, ero riuscito a salire sul palco e avere un sacco di persone. Tutte le sere però salivo in apnea. I primi cinque sei pezzi erano una tortura. Nel 2017 ho fatto 82 concerti e nel 2018 47 e non c'è ne è stato uno in cui non sia stato così. Non puoi farlo vedere alle persone che hai davanti e ogni tanto dopo il concerto scappavo via. Due anni veramente difficili». Poi l'appello ai più giovani: «Se vi sentite così non rimanete in silenzio, raccontate quello che avete perché è già metà del percorso. Non sei solo, vedrai che ti libererai se parli con qualcuno. Adesso sto bene, li so gestire». 


Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Maggio 2024, 18:35
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