Veleno nel caffè dei colleghi per tre anni: operatore del 118 ai domiciliari. «Malori continui e clima di paura»

A decidere la condanna sono stati i giudici del tribunale del Riesame, secondo i quali è certo che l'uomo abbia cercato di intossicare i colleghi dal 2020 al 2023

Veleno nel caffè dei colleghi per tre anni: operatore del 118 ai domiciliari. «Malori continui e clima di paura»

di Redazione Web

Ha tentato di avvelenare i colleghi per tre anni consecutivi, inserendo delle sostanze all'interno dei caffè. È quello per cui un uomo di 44 anni, ex coordinatore infermieristico di un ospedale di Bologna, è stato messo ai domiciliari per stalking e lesioni sul posto di lavoro. A decidere la condanna sono stati i giudici del tribunale del Riesame, secondo i quali è certo che l'uomo abbia cercato di intossicare i colleghi dal 2020 al 2023.

Cosa è successo

Non sono ancora chiari i motivi per cui l'uomo ha agito costantemente. Secondo il tribunale, il 44enne potrebbe soffrire di depressione o di un disturbo della personalità. L'uomo si è dichiarato non responsabile dei fatti, ma sono almeno dieci le persone che hanno spiegato come, dopo aver bevuto il caffè offerto dall'indagato, hanno sofferto di diversi malori. Nel sangue di uno dei malcapitati è stata trovata la clotiapina, lo stesso principio attivo riscontrato in un farmaco, nel marsupio dell'uomo.

Il tribunale, per decidere la pena, si è soffermato sul clima di paura, sospetto e diffidenza generasi nell'ambiente di lavoro dopo gli avvelenamenti: nessuno lasciava più cibi o bevande incustoditi e gli operatori di elicotteri hanno detto che non lasciavano incustodite neppure le funi di sicurezza, per timore che qualcuno le manomettesse.

Il primario: fare chiarezza

«Questo è uno degli strumenti che può dare serenità alla gente che lavora con noi, serenità anche ai cittadini che si interfacciano con noi».

E' il commento del direttore del Dipartimento dell'emergenza interaziendale Giovanni Gordini alla misura degli arresti domiciliari eseguita oggi nei confronti di un infermiere che lavorava alla centrale 118 Emilia Est di Bologna, accusato di aver messo degli ansiolitici nelle bevande di alcuni colleghi provocando diversi casi di malore.

«Le prime conclusioni sono arrivate, si vedrà come andrà avanti, per noi era importante avere una lente di ingrandimento che facesse chiarezza su tutto - spiega Gordini - quale che sia il risultato che non spetta a noi né validare, né confermare, disconfermare». Rispetto alle possibili motivazioni che abbiano condotto l'uomo a compiere queste azioni, Gordini sottolinea che «possiamo giudicare i fatti quando saranno accertati, abbiamo professionisti di valore, tutti erano di valore, anche il professionista che oggi è oggetto di indagine: un conto è il valore operativo, scientifico, di operatività, un conto sono i comportamenti dei singoli e quello che viene giudicato», conclude. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Maggio 2024, 20:45
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