Gianna Nannini: «Papà mai stato violento, ma ce l'aveva con le donne. Conobbi una squillo che batteva per comprare il pianoforte al figlio»

La cantautrice racconta il biopic, in arrivo su Netflix, con Letizia Toni nei suoi panni

Gianna Nannini: «Papà mai stato violento, ma ce l'aveva con le donne. Conobbi una squillo che batteva per comprare il pianoforte al figlio»

di Alessandra De Tommasi

“Sei nell’anima” è il biopic sui primi trent’anni di Gianna Nannini, in arrivo il 2 maggio su Netflix. Diretto da Cinzia TH Torrini, tiene quasi a battesimo l’esordiente Letizia Toni che la interpreta dopo mesi di preparazione. Il progetto, tratto dall’omonimo libro della rockstar (che ha come sottotitolo “Ca**i miei”, in ristampa Mondadori ampliata), la racconta come mai prima d’ora, momenti di «tilt» (come li chiama lei) inclusi.

Nato nei mesi di pandemia, si è evoluto intrecciando musica e vita in maniera inedita. «C’è di tutto, da quando m’hanno buttato fuori dal coro a 7 anni agli attacchi di panico, alle paranoie, a mia figlia che dice che stono quando canto in inglese». L’hanno definita ribelle, anticonformista, ma lei queste etichette non se le sente addosso: «Ho visto il futuro – racconta – almeno su alcune tematiche come l’aborto, all’epoca delle manifestazioni. Lì era autodeterminazione, oggi forse è brandizzato».

Non è l’unico argomento su cui non le manda a dire né l’unico ricordo che censura, nel suo completo di jeans e paillettes: «Ho conosciuto una prostituta che batteva per comprare il pianoforte al figlio, ho romanzato quel momento ma è avvenuto.

Nessuno, d’altronde, mi ha cambiato le canzoni, sono rimaste ruspanti, toscane, mentre a Milano, dove non si faceva rock, mi tiravano le pere dal palco. Altre cose non le so dire, quando vado di fuori non è qualcosa di psicotico indotto dalle droghe, ma una battaglia interiore che non ho più».

Qualche grazie, però, c’è, a partire da Mara Maionchi che a suo dire l’ha presa per terra e le ha dato la prima chance. Non sa se i tempi del rock sono finiti, le moto restano comunque nel garage e le ispirazioni non mancano. A tratti la sua sembra una favola: figlia d’imprenditore, ma quasi rinnegata nel desiderio d’artista, ricorda i primi passi: «Papà non è mai stato violento e autoritario, ma ce l’aveva contro le donne che cantavano e che per questo venivano considerate tro*e. In Marocco, ad esempio, le cantanti si potevano comprare. Allora a 14 anni, dopo avermi proibito di cantare, mi ha fatto prendere dieci lezioni da un’insegnante bulgara. Lei mi ha insegnato a cantare con il diaframma, con le ovaie e con l’utero». A chi le chiede se ci sarà un film sulla seconda parte della sua vita risponde in maniera sibillina, in attesa del riscontro di tutti gli altri paesi in cui Netflix viene distribuito. Comunque vada, dice di essersi divertita e di aver anche pianto durante la prima visione. Per lei che non s’accontenta mai, è già un enorme successo, ma il vero obiettivo – spiega - è «vedere come mi vedono gli altri dall’esterno».

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Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Aprile 2024, 15:42
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