Giovanna Pedretti, chiuse le indagini sulla ristoratrice morta: «Nessuna istigazione al suicidio, recensione non genuina»

Il fascicolo passa al vaglio del giudice delle indagini preliminari

Giovanna Pedretti, chiuse le indagini sulla ristoratrice morta: «Nessuna istigazione al suicidio, recensione non genuina»

di Redazione web

Nessuna istigazione al suicidio. La Procura della Repubblica di Lodi ha avanzato sabato 4 maggio la richiesta di archiviazione dell'indagine per istigazione o aiuto al suicidio di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano trovata morta lo scorso 14 gennaio nelle acque del Lambro dopo le polemiche per la risposta a una recensione online di un cliente contro gay e disabili considerata falsa. 

«Non penso che la famiglia si opporrà all'archiviazione proposta dalla Procura di Lodi», ha detto Simona Callegari, avvocato della famiglia della ristoratrice all'ANSA. «Il comportamento di marito e figlia non è mai stato "in attacco" ma di attesa che tutto si potesse chiarire. Sappiamo che la Procura di Lodi ha lavorato in maniera meticolosa e attenta. Valuteremo comunque, definitivamente, il da farsi dopo aver analizzato con calma gli atti. Ad oggi non c'è volontà di opporsi e chiedere ulteriori indagini. Vedremo una volta che avremo letto tutto nel dettaglio: non c'è fretta». Intanto, la famiglia Pedretti continua a chiedere massima privacy a chiunque, nel rispetto del proprio dolore.

La recensione non era genuina

Le indagini hanno accertato che nessuno ha aiutato Pedretti nel suicidio e che la recensione del presunto cliente non era genuina. Nella morte di Pedretti, quindi, «non vi è stato alcun contributo di terze persone»: la signora «si è suicidata per annegamento dopo numerosi tentativi autolesivi a mezzo di uno strumento da taglio non capace di lesioni profonde», si spiega. Secondo la procura «è noto che il suicidio è avvenuto pochi giorni dopo che la signora Pedretti aveva pubblicato sul sito Facebook della propria pizzeria di sant'Angelo Lodigiano la foto di un'apparente recensione negativa al locale, contenente caratteri discriminatori sul piano degli orientamenti sessuali e della disabilità, con l'aggiunta di un proprio commento».

La pubblicazione, spiega la procura, «aveva avuto – in breve lasso temporale – ampio risalto mediatico, prima al livello locale e poi nazionale (stampa e televisione), con numerosi interventi e polemiche sia sul contenuto discriminatorio della apparente recensione che sulla risposta della signora Pedretti, ed in seguito sulla verità o falsificazione della recensione stessa; sono intervenuti nella polemica anche alcuni blogger e personaggi noti nel mondo dei social network, le indagini svolte hanno chiarito che la apparente recensione pubblicata su facebook non è genuina».

La richiesta di archiviazione

Secondo le valutazioni della procura di Lodi «nessuno dei comportamenti tenuti da terzi, intervenuti a vario titolo nella presente vicenda, è in alcun modo qualificabile come fatto penalmente rilevante riconducibile alle ipotesi di determinazione al suicidio, rafforzamento del proposito di suicidio, o agevolazione (ex art. 580 c.p.)». Pertanto, «non sussistendo alcun fatto riconducibile all'art. 580 c.p. la richiesta di archiviazione è stata avanzata nel registro ignoti senza procedere ad aggiornamenti dell'iscrizione».

Ora decide il giudice

Ora, il fascicolo passa al vaglio del giudice delle indagini preliminari per eventuali opposizioni o per l'archiviazione definitiva. 


Ultimo aggiornamento: Domenica 5 Maggio 2024, 15:44
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