Charity Stars, cimeli vip all'asta per beneficenza: tra gli investitori anche El Shaarawy

Charity Stars, cimeli vip all'asta per beneficenza: tra gli investitori anche El Shaarawy

di Alessio Caprodossi
Aiutare le onlus regalando momenti indimenticabili alle persone è il binomio vincente dietro al successo di CharityStars. La startup fondata nel 2013 da tre giovani italiani ha devoluto più di 5 milioni di euro alle organizzazioni non-profit. Soldi che senza le aste sul sito - dove si propongono oggetti ed esperienze con le celebrità - non sarebbero mai finiti nelle casse delle varie associazioni. L'idea è proporre una maglietta di un calciatore, un pranzo con un imprenditore, il casco di Valentino Rossi, oppure i biglietti in prima fila per le sfilate di alta moda; ognuno fa la propria offerta, chi offre di più si gode il regalo, con l'85% dell'importo che viene girato agli enti benefici (oltre 350 quelli supportati finora) e il 15% che resta all'azienda.

L'obiettivo del 2017 è internazionalizzare il business e, dopo i premi spediti in Giappone, Indonesia, Emirati Arabi e Cina (il sito è disponibile in sei lingue), da febbraio CharityStar sarà attiva negli Usa, mercato in cui si misurerà con grandi competitor ma anche con una società più abituata alle donazioni. «I buoni risultati ottenuti nel Regno Unito e l'interesse suscitato all'estero ci hanno convinto a puntare sugli Usa, dove inizieremo a collaborare con le fondazioni delle celebrità di Hollywood, una realtà diffusa mentre in Italia di fondazioni ce ne sono ancora poche», spiega Francesco Nazari Fusetti, uno dei fondatori e attuale Ceo della società.

Oltre alla varietà nelle proposte, una dote dell'azienda è la trasparenza: chi si aggiudica l'asta lascia sempre un commento sul sito, mentre le associazioni devono rendicontare i fondi ricevuti. Un modello efficace e vincente, con picchi d'eccellenza: venti imprenditori in erba hanno offerto 1.000 euro ciascuno per pranzare con Renzo Rosso e visitare poi la sede della Diesel, un utente ha sborsato addirittura 225.000 euro per il pullman degli All Blacks.

EL SHAARAWY: “AVVICINIAMO I VIP AI LORO FAN” 
Come nasce l’interesse per la startup? «In principio come investitori e poi con le donazioni di oggetti memorabilia. Da un paio d’anni insieme a mio fratello siamo molto attivi nel settore delle startup: è un mercato in crescita e, al contrario di quanto si pensa, in forte evoluzione».

Perché ha investito nella società? «Perché è un progetto nel quale crediamo molto, come nel comparto in generale, cruciale per migliorare il tessuto industriale italiano e creare nuovi posti di lavoro, specie per i giovani. CharityStars mi ha entusiasmato subito per l’idea geniale di avvicinare i personaggi famosi ai fan, che acquistano oggetti dei propri idoli supportando così onlus che faticano a raccogliere fondi».

Oltre alle maglie, c’è qualcos’altro che si sente di offrire più avanti? «Le maglie e gli indumenti indossati sono gli oggetti più richiesti ai calciatori. In futuro potrei offrire nuove esperienze. A proposito delle In famiglia siamo sensibili al tema e un giorno mi piacerebbe avere una fondazione».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Gennaio 2017, 08:51
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