Storia di Chahida, primo arbitro
donna in campo con il velo

Storia di Chahida, primo arbitro ​donna in campo con il velo
Chahida, primo arbitro donna in campo con il velo, ha debuttato ieri a Cremona, in una gara del campionato Giovanissimi. Chahida Sekkafi, studentessa marocchina diciassettenne che frequenta il terzo anno del liceo

linguistico Manin di Cremona, ricorderà il suo esordio da arbitro più per l'attenzione mediatica alla partita di calcio che per l'evento agonistico in sè. Ieri ha diretto l'incontro a Pizzighettone (Cremona) tra il locale Oratorio San Luigi e lo Stradivari di Cremona nella categoria Giovanissimi, vinto dai padroni di casa per 3 a 0.



IN CAMPO CON IL VELO

L'abbigliamento di Chahida è frutto di una precisa scelta religiosa ed è quello abituale, in classe e nel tempo libero. La giovane, di fede islamica, è il primo arbitro in Italia ad avere avuto il permesso di dirigere una partita con il capo coperto dal tradizionale velo e le gambe avvolte dalla calzamaglia, indumenti che in un campo di calcio non si sono mai visti. Pochi i fischi, lunghi e decisi, del giovane arbitro, qualcuno meno del necessario secondo alcuni, nell'ambito di un incontro comunque corretto. Il suo debutto come arbitro non è stato affidato al caso. L'Oratorio San Luigi è un esempio di disciplina, sia in campo che fuori, ed è una realtà dove l'integrazione tra ragazzi di fede e Nazionalità diverse è acquisita da tempo. Il compito di Chahida è stato anche agevolato dal fatto che nessuno si è permesso di protestare una sola volta.



EMOZIONATA

«Ero molto emozionata, ma tutti mi hanno aiutato a superare questa prova», ha confidato la giovane a fine gara, settanta minuti affrontati a testa alta, con lo sguardo fisso sul rettangolo di gioco e l'attenzione rivolta al tutor Gian Mario Marinoni che a bordo campo ha profuso consigli e suggerimenti. È un aiuto riservato a tutti i neo arbitri, che a Chahida ha dato forza e sicurezza. Ci sono giovani direttori di gara che dopo la prima prova consegnano la borsa e salutano. Ce ne sono altri che rinunciano il giorno prima della partita e altri ancora che nell'intervallo si sciolgono in lacrime, sopraffatti dalla tensione. Chahida ha diretto la gara e ha avuto il coraggio di essere un arbitro diverso da tutti, ma che vuole essere giudicato come gli altri. Cinque fischi nel primo tempo di più nella ripresa, quasi a liberare il cuore.



MAMMA SOUAD

Souad Salhi, la mamma di Chahida, ha seguito la figlia per tutta la mattinata: «Chahida ha sempre voluto fare la giocatrice fin da quando era piccola, ma lei è molto femminile, io la conosco, e il calcio giocato non le sarebbe piaciuto. Quando mi ha chiesto se poteva vivere il calcio come arbitro ho risposto subito che poteva. Fare l'arbitro è come fare il giudice di una gara e Chahida è una ragazza forte e leale. Caratterialmente la vedo bene in questo ruolo». «Non temevo i pregiudizi del pubblico - commenta Chahida, che sogna di essere un bravo arbitro, magari il primo a portare il velo a livelli professionistici - perchè so bene che gli arbitri si espongono a commenti spesso ingenerosi, ma io non mi scoraggio. Al prossimo incontro voglio essere ancora più preparata».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Febbraio 2014, 18:34
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