Napoli campione, sparatoria alla festa scudetto: morto Vincenzo, 26 anni. I parenti sfasciano il pronto soccorso

La festa si trasforma in tragedia: incerta la dinamica, forse un agguato di camorra. La vittima sarebbe vicina a un clan

Napoli campione, sparatoria alla festa scudetto: morto Vincenzo, 26 anni. I parenti sfasciano il pronto soccorso

di Redazione Web

La festa scudetto del Napoli, la scorsa notte, è sfociata in tragedia. Un ragazzo di 26 anni, Vincenzo Costanzo, è morto all'ospedale Cardarelli dopo essere rimasto ferito, nel capoluogo partenopeo, da colpi di arma da fuoco durante i festeggiamenti: in tutto erano quattro le persone colpite, si apprende dalla Questura. Uno dei quattro, un 26enne appunto, è poi deceduto in ospedale dove era arrivato in gravi condizioni. La dinamica è in corso di accertamento.

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Chi era la vittima: forse un agguato

La vittima, scrive Paola Perez sul quotidiano Il Mattino, si chiamava Vincenzo Costanzo ed era residente a Ponticelli: già noto alle forze dell'ordine (sarebbe vicino al clan D'Amico), è morto nella notte dopo essere rimasto ferito a colpi di arma da fuoco. Sulla vicenda indagano polizia e carabinieri: alla notizia del decesso familiari e amici hanno sfogato la loro rabbia danneggiando il pronto soccorso.

La dinamica di quanto accaduto è ancora incerta: potrebbe essere stato un vero e proprio agguato, messo a segno approfittando della confusione della festa scudetto. O in alternativa, qualcuno potrebbe aver deciso di 'festeggiare' a colpi di pistola, e Vincenzo potrebbe essere stato ucciso per sbaglio. Gli altri tre feriti sono una 26enne di Portici colpita alla caviglia, compagna della vittima, un 24enne di Ponticelli colpito al gluteo, e un ventenne residente nello stesso quartiere.

Attenti a «non dare un messaggio sbagliato», spiega il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, a Radio Anch'io su Radiouno. «Questo morto che c'è stato è legato ad una dinamica che non c'entra niente con la festa. Si tratta di una persona che ha precedenti penali importati. Probabilmente si è trattato di un regolamento di conti che ha trovato l'opportunità della festa. L'episodio ha una cornice completamente differente».

Violenze a Udine tra ultras

Anche a Udine sugli spalti, dopo l'invasione di campo finale, erano scattate le violenze, ma stavolta non per colpa dei tifosi del Napoli, 'rei' di festeggiare uno scudetto dopo 33 anni, bensì di pochi facinorosi ultras dell'Udinese. D'altronde proprio questi ultimi, così come altre tifoserie del Nord, avevano avvisato: nelle nostre città non si festeggia il Napoli. E così una bella e pacifica festa, di quelle che il calcio non regala così spesso, è stata rovinata da pochi facinorosi.

La Dacia Arena è uno stadio abituato alla sobrietà e alla sportività degli udinesi: non ci sono particolari protezioni che impediscano agli spettatori di scendere in campo.

Dunque, quando l'arbitro ha fischiato la fine della partita, ai tifosi azzurri non è sembrato vero di poter scendere in campo e letteralmente circondare affettuosamente i propri beniamini, Osimhen primo fra tutti. Il numero dei supporter è cresciuto in pochi secondi e non solo dalla Curva Sud dove erano assiepati gli ultras del Napoli, ma anche dagli spalti delle tribune e di altri settori, in tanti si sono riversate sul campo. La festa era soltanto all'inizio.

 

Il caos in campo alla Dacia Arena

Pochi istanti dopo, però, all'improvviso dalla Curva Nord dove erano concentrati gli ultras bianconeri che per tutta la partita avevano intonato cori offensivi nei confronti dei napoletani, sono scese in campo alcune decine di facinorosi che con cinghie e forse anche qualche bastone, hanno raggiunto alcuni tifosi azzurri e hanno cominciato una aggressione violenta. Ci sono state varie scaramucce, scambi di calci e pugni, qualcuno è caduto a terra, poi i tifosi azzurri benché molto più numerosi, si sono ritirati verso la «loro» metà campo.

Sono trascorsi alcuni minuti prima che intervenissero le forze dell'ordine che, in tenuta antisommossa, sono riuscite faticosamente a dividere gli uni dagli altri. Prima hanno spinto gli aggressori verso la loro curva, poi in numero maggiore dispiegandosi trasversalmente al campo hanno spinto lentamente anche gli azzurri nelle proprie retrovie. Rammarico del sindaco della città, Alberto Felice de Toni, e anche dell'ex sindaco e attuale consigliere regionale Furio Honsell: «Era una bella festa, peccato per pochi scalmanati che hanno rovinato tutto in pochi minuti».

Alla fine quattro o cinque persone hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari con barelle che sono arrivate in campo portandoli poi via in ospedale. Almeno in un caso, una frattura. Un'ora dopo la fine della partita, prima gli udinesi, poi gli azzurri sono stati fatti defluire in sicurezza. E solo allora è ripresa la festa: fuochi pirotecnici sono esplosi per tanti minuti davanti allo stadio, avvertiti in tutta la tranquilla Udine. In molte strade del capoluogo friulano tanti napoletani con bandiere e facendo caroselli con le auto, hanno festeggiato lo scudetto della propria squadra. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Maggio 2023, 16:12

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