In Treatment, Sergio Castellitto a Leggo: "Io, psicologo dal volto umano"

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di Michela Greco
«Ho quattro figli e sto insistendo perché vadano all'estero: hanno il diritto di provare a costruirsi una vita fuori da questa pantomima di democrazia». Non è affatto tenero Sergio Castellitto, ieri direttore per un giorno a Leggo, verso il suo Paese, anche se, sottolinea, «a volte apprezzo un po' di patriottismo, perché la nostra ginnastica preferita è auto-denigrarci. Bisogna anche saper vedere tanta umanità italiana preziosa».

Ospite della redazione in occasione dell'imminente messa in onda su Sky Atlantic della terza (e conclusiva) stagione di In Treatment, l'attore si dichiara felice di aver indossato nuovamente i panni dello psicanalista Giovanni Mari: «Nella versione italiana di questa serie israeliana - spiega - siamo riusciti a rompere un po' il muro tra paziente e medico, a metterci più calore umano. Considero In Treatment una serie molto politica, perché non c'è niente di più politico della nostra intimità, delle nostre relazioni umane».

Nelle sue sedute sul piccolo schermo Castellitto/Mari ascolta le confessioni di un'attrice (Margherita Buy), di un adolescente gay (Brenno Placido), di una ragazza di periferia (Giulia Michelini) e di un prete in crisi (Domenico Diele), e a sua volta si sfoga con una nuova tutor (Giovanna Mezzogiorno). Veterano della tv, dove ha interpretato anche Padre Pio - «quando raccontai a un barbiere che stavo per fare quel ruolo, si raccomandò a me per salvaguardare la sua salute!», racconta ridendo - Castellitto crede che oggi il piccolo schermo abbia cambiato le regole del gioco: «Ora vediamo le puntate quando vogliamo, è come avere un libro sul comodino e decidere quando sfogliarlo, in più si possono raccontare storie e personaggi in modo molto più approfondito. In queste condizioni il cinema si avvia a diventare un gesto archeologico».

Lui stesso, però, al cinema ci tornerà presto, come interprete di Piccoli crimini coniugali di Alex Infascelli e come regista di Fortunata, in cui Jasmine Trinca è una donna di periferia in difficoltà. «Abbiamo avuto grandi attori - ricorda - come Sordi, Gassman e Manfredi, capaci di costruire il costume e la cultura italiana. Erano attori-autori, come cerco di essere anch'io, e spesso facevano la commedia. Oggi invece della commedia, che contiene anche la malinconia, la rabbia, il grottesco, ci sono i film comici, che accumulano solo battute e pernacchie». Attore cerniera tra la generazione dei giganti - tra cui Mastroianni, con cui iniziò - e quella degli autori di oggi, come Archibugi e Virzì, Castellitto osserva l'attualità con disincanto - «Mi è sembrata esagerata e scomposta la reazione a ciò che è successo nella trasmissione di Paola Perego» - e si interessa molto al calcio: «Sono un tifoso della Roma e credo che Spalletti sia un grande. Spero che rimanga, così come spero che rimanga Totti: le bandiere bisogna tenersele strette».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Marzo 2017, 08:43
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