“Il viaggio è una cura”, Camila Raznovich tra il nuovo libro e l'impegno per Telethon
di Donatella Aragozzini
Camila Raznovich, partiamo dal libro: cosa l'ha spinta a raccontare i suoi viaggi?
«Dopo i primi due libri, Mondadori mi aveva contattata per scriverne un terzo, ma non ne sentivo l'esigenza. Poi in primavera mi sono sentita pronta: ho raccontato i viaggi più significativi che ho fatto, dal mio primo da sola a 16 anni fino a quello in Thailandia con le mie figlie, a marzo scorso, perché per me partire è un'auto-terapia, la meta è solo un pretesto».
Di mete vicine e lontane parla anche, da tre stagioni, a Kilimangiaro.
«Sì, siamo partiti in grande difficoltà, perché era un'eredità difficile da prendere e non era una sfida facile né scontata, eppure hanno creduto in noi e siamo arrivati quasi all'8%, con un cambio di target».
Il prossimo impegno, per il terzo anno, è Telethon.
«È un appuntamento al quale tengo molto, è sempre molto toccante, devi riuscire a non farti troppo trascinare dalle emozioni. Il primo anno ho pianto: questa cosa mi ha fatto molto arrabbiare, perché è umano, ma pur sempre una debolezza».
Che ci racconta invece dell'esperienza come attrice?
«Mi sono divertita molto, è stata la prima volta in un film di grande budget, interpreto una gallerista d'arte milanese che cerca di educare questi romani con molti soldi e poca cultura, ma è solo un cameo, mi si vede in quattro scene soltanto».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Dicembre 2016, 08:43
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